La filiera delle quattro ruote nel Vecchio Continente sta attraversando una flessione preoccupante. I motivi del crollo sono molteplici e non sarà facile uscire da un tunnel molto buio.
La crisi del mercato dell’automobile, nel Vecchio Continente, è un argomento attuale che necessariamente va affrontato, giorno per giorno, alla luce dell’informazione e della conoscenza della politica europea. Per una analisi, sintetica ma dettagliata, interpretativa di un sentire comune, partiamo dalla politica interna nazionale, per poi allargare il discorso al piano d’azione europeo.

In Italia, dal M5S parlano di piano insufficiente, chiedono la mobilitazione di “ingenti risorse” e promettono “una grande iniziativa di piazza davanti allo stabilimento Mirafiori di Torino il prossimo 21 marzo”, mentre per Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia-ECR al Parlamento europeo, il pacchetto di misure è “ancora fortemente deludente”, soprattutto perché non si “cita minimamente il tema della neutralità tecnologica”, ma quantomeno conferma “il sacrosanto rinvio delle multe per i costruttori e apre positivamente a una revisione anticipata del regolamento sulla CO2”. Matteo Salvini, invece, parla di “un’altra vittoria della Lega” dopo il rinvio delle multe per le case automobilistiche che non si adeguano alle disposizioni del Green Deal. Le dichiarazioni suddette, riportate da Quattroruote.it, sono solo alcune che andrebbero poi integrate ad altre di avviso contrario.
Crolla il mercato dell’auto
Venti di guerra all’orizzonte e dazi doganali minacciati dal Presidente degli Stati Uniti non alleggeriranno la già complicata situazione europea del mercato delle quattro ruote e il suo futuro, si pensi che l’UNRAE, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, ci informa che nel 2024 in Italia sono state immatricolate 1.577.751 automobili, contro 1.590.388 del 2023, quindi un calo di meno dell’1%. Intanto a livello mondiale stanno crollando dei colossi.

In Europa sono molteplici le insoddisfazioni degli ambientalisti: il piano non piace neanche a un’influente organizzazione di lobbying come Transport & Environment, per la quale le proposte della Commissione sono una “grande concessione all’industria automobilistica europea“, in particolare sul fronte delle multe per lo sforamento dei limiti di CO2: “La decisione di concedere due anni in più alle Case per adeguarsi agli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2025 mette a repentaglio il principale stimolo a recuperare terreno nella corsa all’elettrificazione. Le misure positive, ma al momento generiche, previste per promuovere schemi di sussidi nazionali e il social leasing per i veicoli elettrici, verranno vanificate dall’indebolimento degli obiettivi“.
La Commissione Europea continua ad essere schiava di un approccio dogmatico e poco pratico. Il discorso sicuramente è molto complesso e posizioni o visioni divergenti, in Italia come in Europa, non fanno altro che far emergere le mancanze di un Piano d’ Azione comune.