Un modello di Alfa Romeo avrebbe dovuto fare la storia del Biscione ma divenne nota per un terribile fatto di cronaca.
Quattro ruote e mondo dello spettacolo: spesso il binomio è sinonimo di pubblicità e bella vita. A volte, però, è sinonimo anche di fatti tragici. Andando parecchio indietro nel tempo, 1981, una brutta storia legata alle quattro ruote riguarda Gino Bramieri.
Il celebre comico, alla guida della sua Alfa 6 Automatica, uscì di strada sull’Autostrada A16 nei pressi di Bisaccia, in Campania. L’attore era diretto a Bari, assieme all’attrice Liana Trouchè, moglie di Aldo Giuffrè, per raggiungere il teatro Petruzzelli, dove pochi giorni dopo avrebbero dovuto esibirsi nello spettacolo di Terzoli e Vaime “Felici e Contenti”.
L’auto milanese a causa della grandine si ribaltò e la povera Trouchè, che non indossava la cintura di sicurezza, venne sbalzata fuori dalla vettura. Morì sul colpo, pochi giorni prima di compiere 43 anni. Nel tentativo di attenuare la sua responsabilità, l’attore sostenne che le peculiarità del cambio automatico non gli avevano consentito di controllare adeguatamente la vettura allorquando aveva iniziato a sbandare a causa della grandine. La linea difensiva non venne accolta e l’attore fu condannato, in via definitiva, per omicidio colposo, ma ormai il danno d’immagine era incancellabile per il Biscione.
Alfa Romeo, scandalo sulla sicurezza
L’attrice morì perché fu sbalzata fuori dall’abitacolo in quanto innanzitutto non aveva allacciato la cintura di sicurezza, malgrado la vettura ne fosse provvista (ma l’obbligo d’uso sarebbe arrivato otto anni dopo), e soprattutto perché la portiera lato passeggero fu del tutto divelta dall’impatto. Le foto dello scheletro della vettura, che furono pubblicate dalla rivista “Quattroruote”, facevano comunque notare che la cosiddetta “cellula di sopravvivenza” dell’abitacolo, nonostante la portiera divelta, era rimasta pressoché intatta.
Al lancio della prima serie, l’Alfa Romeo tentò di promuovere la grande robustezza della scocca (un annuncio pubblicitario riportava che la vettura poteva resistere, senza deformarsi, ad una forza d’urto fino a 45.000 Kg).
L’incidente del famoso attore fu il colpo di grazia per un modello nato “vecchio” per design e soluzioni tecnologiche rispetto alla concorrenza, le linee squadrate e la somiglianza stilistica con l’Alfetta furono i segni più evidenti dell’anzianità del progetto, appesantivano le linee agli occhi del pubblico, abituato oramai a disegni e stili lanciati verso le proposte degli anni ottanta. Senza considerare che l’auto era ancora a carburatori rispetto alla concorrenza risultando obsoleta. Infatti della prima serie prodotta fino alla fine del 1982, sono stati costruiti circa 6.000 esemplari.