L’Europa si sta autoeliminando con politiche che hanno favorito l’invasione dello stranieri. Non parliamo di immigrazione incontrollata, ma del business dell’Automotive.
Fino a pochi anni fa i costruttori di auto europei potevano guardare il mondo intero dall’alto di una posizione di forza che sembrava inscalfibile. Le produzioni europee erano invidiate dagli americani e russi e, lontanamente, studiate in Oriente. La tecnica costruttiva giapponese e coreana ha avuto il giusto spazio, ma l’attenzione alla crescita delle attività comunitarie era stata massima. Con le imposizioni di una politica che di auto ne sa poco è stato fatto l’autogol del secolo.
Con le problematiche ecologiche che dovrebbe riguardare il mondo intero e non solo in Europa, nelle stanze dei bottoni di Bruxelles sono state prese delle decisioni paradossali. In sostanza hanno preferito puntare tutto sull’elettrico, dimenticando che la produzione delle batterie fosse quasi, totalmente, in mano ai Paesi asiatici. Di conseguenza la Cina, sfruttando il dieselgate VW e le sue terre rare, ha cominciato a lanciarsi in un car market nuovo che si è fatto strada nel giro di pochi anni.
I major cinesi sono cresciuti a un ritmo insostenibile per la concorrenza, anche grazie a prezzi più vantaggiosi. Al contrato tutti i colossi europei, a partire da VW e Stellantis, sono piombati in una crisi pesante. La flessione delle vendite del 2024 ha testimoniato che EV a prezzi proibitivi non interessano agli italiani ma nemmeno ai tedeschi. Con lo spettro della chiusura, per la prima volta, delle factory tedesche i sindacati hanno cominciato a scioperare ed è scoppiato il caos.
Volkswagen ai piedi della Cina
Nel mirino, come riferisce l’agenzia di stampa Reuters, vi sarebbero gli stabilimenti a Dresda che occupano 340 lavoratori per realizzare l’elettrica ID.3 sino alla fine del 2025 e a Osnabrück dove VW occupa 2.300 dipendenti impegnati nella realizzazione della T-Roc Cabrio, fino al 2027. La VW starebbe prendendo in considerazione la proposta che arriva da Pechino.
“Potrei immaginare che produrremmo qualcosa per una jv cinese, ma sotto il logo VW e secondo gli standard VW. Questa è la condizione chiave”, ha confessato Stephan Soldanski, rappresentante sindacale di Osnabrück. La vendita frutterebbe dai 100 ai 300 milioni di euro. La decisione dipenderà a questo punto dall’influenza del nuovo Governo di Berlino. La Cina non è mai stata così vicina e i puristi teutonici stanno già tremando all’idea di ritrovarsi, commercialmente e finanziariamente, schiavi del Gigante asiatico.