Un impero che crolla, un gigante che vacilla. Sta vivendo il suo momento più buio nel mercato cinese, con perdite che fanno tremare gli investitori.
Chi l’avrebbe mai detto solo dieci anni fa? Le strade di Shanghai e Pechino brulicavano di Buick e Cadillac, simboli di status e successo per la classe media cinese in ascesa. Le concessionarie GM erano affollate come i mercati durante il Capodanno lunare. Ora quelle stesse concessionarie sembrano deserti in piena estate, mentre i marchi locali fanno il pieno di clienti.
Le cifre fanno venire i brividi. Come una valanga che si stacca dalla montagna, le perdite di GM in Cina hanno raggiunto i 5 miliardi di dollari. Un tracollo che nessuno si aspettava, nemmeno i più pessimisti analisti di Wall Street. Nei primi nove mesi del 2024, il rosso nella joint venture con SAIC Motor ha toccato i 347 milioni. La quota di mercato? Un misero 6,8%, briciole rispetto al 15% di cui GM si vantava nel 2015.
Un crollo senza precedenti
La verità è che il mercato cinese è cambiato più velocemente di quanto i colossi occidentali potessero immaginare. Come un fiume che cambia corso, i consumatori cinesi hanno voltato le spalle ai marchi storici per abbracciare i produttori locali. BYD, Geely e gli altri campioni nazionali hanno fatto un lavoro straordinario. Hanno sviluppato auto elettriche innovative, belle da vedere e – soprattutto – accessibili nel prezzo.
La joint venture SAIC-GM era stata per anni il fiore all’occhiello del gruppo americano in Asia. Un matrimonio felice che generava profitti a palate. Ma il mondo gira, e ora GM si trova costretta a svalutare drasticamente il suo investimento. La cifra fa impressione: da oltre 5 miliardi a poco più di 2,6 miliardi di dollari.
Non è una crisi isolata. Volkswagen, che per quattro decenni ha dominato il mercato cinese come un monarca assoluto, ora vede le sue vendite crollare del 10%. Ford arranca, con perdite per 881 milioni nei primi nove mesi dell’anno. È come se un terremoto avesse colpito tutti i costruttori occidentali, lasciando in piedi solo i marchi locali.
Mary Barra, alla guida di GM, cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno. Parla di piccoli miglioramenti nel terzo trimestre, di inventari ridotti, di vendite elettriche in linea con gli obiettivi. Ma sono parole che suonano come consolazioni di fronte a una realtà molto più dura.
I costruttori cinesi, intanto, corrono come lepri. Sostenuti da prestiti statali generosi, possono permettersi prezzi che fanno impallidire la concorrenza. BYD sta per superare persino Tesla nella produzione mondiale di auto elettriche. Un sorpasso che sa di storia.
Per GM, il 2025 potrebbe portare qualche timido segnale di ripresa. Ma la strada è lunga e tortuosa come un passo di montagna. E i competitor cinesi non hanno nessuna intenzione di rallentare la loro corsa verso il dominio globale dell’auto elettrica.