Vittorio Feltri non è mai stato un fan dell’auto elettrica, ed ancora una volta, non le ha mandate a dire. Ecco le sue dure parole.
Si fa sempre un gran parlare di quello che è il tema delle auto elettriche, in queste ore al centro di pesanti polemiche. La Volkswagen è vicina al taglio di 50.000 dipendenti, ed anche Stellantis è in crisi nera. Entrambi i gruppi, considerati tra i più grandi colossi mondiali del settore automotive assieme alla Toyota, hanno avuto fin troppa fiducia nel settore delle emissioni zero, seguendo alla lettera le decisioni europee, che indicano nel 2035 l’anno dello stop ai motori termici. E, come vedremo, Vittorio Feltri è stato piuttosto polemico nei confronti delle direttive UE.
L’Europa ha imposto il ban ai motori a combustione interna a partire da quella data, e le auto che li montano, non potranno più essere prodotte e vendute nel Vecchio Continente. C’è però un chiaro problema, vale a dire il fatto che le auto elettriche non siano gradite alla clientela, che le giudica troppo costose, lente nelle ricariche ed anche priva di un’autonomia che sia sufficiente a coprire viaggi medio-lunghi. In sostanza, le BEV si sono rivelate un buco nell’acqua, scatenando la gravissima crisi dell’industria automobilistica che oggi tutti noi ben conosciamo. E Feltri ha fatto ben intendere come la pensa.
Feltri, ecco il parere sulle auto elettriche
Come suo solito, senza fare troppi giri di parole, intervenendo a LA7, Vittorio Feltri ha demolito le auto elettriche, attaccando le scelte dell’Europa, rea di aver così scatenato la gravissima crisi del settore automotive che sta portando via migliaia di posti di lavoro. Secondo il giornalista, nessuno sarebbe interessato all’acquisto delle BEV, dando delle motivazioni molto dirette.
Ecco le parole di Feltri: “La crisi dell’automobile è dovuta all’Europa, perché ad una erto punto hanno cominciato a rompere le scatole con l’auto elettrica, di cui non frega niente a nessuno. L’auto elettrica non la vuole nessuno perché fa schifo, è solo una propaganda“. Ancora una volta, il giornalista e consigliere regionale della Lombardia è stato diretto, e molti potrebbero essere d’accordo con il suo pensiero.