L’auto elettrica è stata battezzata come il futuro dell’automotive, ma le scarse vendite stanno portando a serie modifiche. I dettagli.
Il tema centrale è e resta quello dell’auto elettrica all’interno di un settore automotive ridotto ad una crisi senza fine, a seguito della mancata fiducia della clientela nel mondo delle emissioni zero. A far tremare tutta Europa è lo spettro dei 50.000 licenziamenti al vaglio in casa Volkswagen, senza sottovalutare il terremoto che ha investito il gruppo Stellantis, con le dimissioni del CEO Carlos Tavares che hanno generato miriade di polemiche ed un vuoto di potere nel gruppo di John Elkann.
Ricordiamo che l’Europa ha optato per una mossa drastica per inseguire i propri ideali green, scegliendo di fermare la produzione e la vendita dei modelli a combustione interna, ibridi compresi, a partire dal 2035. Tutto ciò ha portato i costruttori ad investire miliardi di euro nella transizione, non ripagati però dalle scelte dei clienti. Dunque, i vari brand si ritrovano con una quantità impressionante di auto elettriche invendute, ritrovandosi costretti a diminuire, se non a bloccare, la produzione delle stesse, tagliando stipendi e posti di lavoro. E l’Europa, a questo punto, è ad un bivio.
La Commissione Europea si ritrova davanti ad una situazione d’emergenza, dal momento che le due strade che potrebbe scegliere porterebbero, in ogni caso, a delle polemiche. Ammettere l’errore ed annullare il ban ai motori termici manderebbe in fumo gli investimenti dei costruttori, che negli ultimi anni sono stati portati a spingere soprattutto sull’elettrico, con i risultati che oggi ben conosciamo.
Viceversa, insistere sull’elettrico sarebbe il funerale del settore automotive, dal momento che le auto elettriche continuano a non essere attraenti in chiave mercato, a causa di prezzi troppo elevati, autonomie limitate e tempi di ricarica lunghissimi. A tutto ciò si aggiungono le forti tensioni ed i contrasti tra le nazioni, con molte di esse contrarie al ban ai motori termici, altre che spingono sui bio-carburanti e (poche) altre che vogliono proseguire rispettando quanto già deciso.
L’Italia spinge, assieme ad altri paesi, per eliminare le nuove regole sulle emissioni e le multe di miliardi di euro previste per chi non le rispetterà a partire dal 2025, e vuole che il tavolo previsto per il 2026 per un’eventuale revisione del piano green venga anticipato. C’è poi un netto disaccordo sui dazi imposti alle auto elettriche cinesi, con l’Italia che ha votato sì, mentre la Germania ha fatto il contrario. In tutto questo, l’Unione Europea dovrà darsi una decisa mossa, con Ursula von der Leyen chiamata a gestire una situazione d’emergenza ed a sventare una catastrofe imminente.
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