Il gruppo Stellantis si è reso protagonista di tensioni con il governo in questi mesi, ma dopo l’addio di Carlos Tavares si può sperare.
Dall’addio di Carlos Tavares, con ogni rispetto per l’operato del top manager portoghese, potrebbero aprirsi nuove prospettive, del tutto positive per l’industria italiana dell’automobile. Stellantis ha da tempo diminuito gli investimenti nel nostro paese, preferendo puntare su altri stati dove c’è meno burocrazia, e nei quali la manodopera costa molto meno. Ciò ha portato ad un sostanziale stop (o quasi) della produzione dalle nostre parti, con gli stabilimenti che hanno perso migliaia di lavoratori in pochi anni.
Stellantis produce sempre meno auto in Italia, e gli ultimi casi eclatanti sono stati quelli delle recenti creature di FIAT, Alfa Romeo e Lancia, che nascono fuori dai nostri confini. La Grande Panda e la 600 vengono costruite in Serbia ed in Polonia, la nuova Ypsilon in Spagna e la Junior del Biscione sempre in Polonia, a Tychy. L’Italia non è più stata al centro dei progetti del gruppo, ma dopo le dimissioni del CEO Tavares potrebbero esserci dei buoni motivi per tornare a ragionare su future collaborazioni. Ecco come potrebbero svilupparsi le trattative.
Stellantis, ecco perché l’Italia può tornare protagonista
Durante la settimana, è avvenuto un confronto telefonico tra il presidente di Stellantis, vale a dire John Elkann, ed il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che in questi anni si è spesso scontrato con Carlos Tavares su temi quali la produzione in Italia e gli incentivi. Secondo quanto emerso, ci sono buoni motivi per sperare che le fabbriche italiane tornino al centro dei progetti del gruppo, in vista di quello che sarà il decisivo tavolo automotive previsto per il 17 di dicembre prossimo.
Nello specifico, ci sono prove tecniche di pace tra il governo e Stellantis, ma che verrà raggiunta solo mediante il rispetto di tre condizioni fondamentali richieste dall’esecutivo. Tra di esse, c’è l’obiettivo di rimettere le fabbriche italiane al centro dei progetti, anche perché fondamentalmente, John Elkann è sempre stato un uomo FIAT, e con l’addio di Tavares, è probabile che la governance francese e straniera trovi meno spazio decisionale. Dunque, l’Italia punta a fare la voce grossa, per tornare a respirare dopo anni di tensione. Ed i lavoratori ne gioverebbero parecchio.