Nel settore automotive si parla con insistenza di quella che potrebbe essere la fine dei motori termici, ma un ministro non vuole mollare.
Nel corso del 2023 è stato ufficializzato il ben ai motori a combustione interna, che vieta la produzione e la vendita di questi veicoli a partire dal 2035. Mese dopo mese, tuttavia, le vendite delle auto elettriche non crescono a sufficienza per pensare di poter rispettare questo target, e dal momento che saranno le uniche commercializzabili tra poco più di 10 anni, la situazione è di emergenza assoluta.
Per arrivare preparati alla data di scadenza, i costruttori stanno riconvertendo la produzione con investimenti di miliardi di euro, ma che non vengono accolti positivamente dalla clientela. La conferma arriva dalle quote di mercato, che in Italia è pari al solo 4% per quanto riguarda le auto ad emissioni zero. Molti brand sono in crisi nera a causa degli scarsi risultati, come la Volkswagen ed il gruppo Stellantis, che tanto hanno investito nel corso di questi anni nelle auto alimentate a batteria.
Motori termici, parla Pichetto Fratin
La fine dei motori termici, sulla carta, è molto vicina, ma un conto è il dire ed un altro è il fare, come si dice in gergo. La gran parte dei costruttori sta facendo dei grandi passi indietro sull’elettrico, come Mercedes o Audi, che hanno comunicato di voler continuare a puntare sui motori ibridi, dal momento che le vendite delle elettriche non sono soddisfacenti. Insomma, sino ad oggi la politica europea sul taglio dei motori termici è stata un fallimento, e ci sono seri dubbi sul fatto che possa cambiare qualcosa nei prossimi anni.
Nel corso delle ultime ore, una netta presa di posizione è arrivata dal ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica d’Italia, vale a dire Gilberto Pichetto Fratin, che non crede che possa esserci una data di scadenza imposta ai motori termici. A suo parere, è giusto pensare a come limitare le emissioni, ma non è corretto pensare di farlo cancellando del tutto la combustione interna.
Ecco le sue parole: “La realtà è che al 2035 non si arriva, non si sta in piedi dal punto di vista economico. Se il target è la decarbonizzazione, dobbiamo abbassare le emissioni mettendo dei vincoli, ma non vietare del tutto una tecnologia. Al momento, l’approccio ideologico non serve a niente. Il cambiamento non può e non deve essere forzato in questo modo al giorno d’oggi“.