E se andare avanti…significasse tornare alle origini? Un veicolo che credevamo ormai parte del passato torna a viaggiare nei nostri cieli!
Alcune tecnologie del passato possono fare, a volte, un ritorno insperato anche dopo decenni di addio dal nostro quotidiano. Un esempio su tutti? Lo sapete che in questo periodo negli Stati Uniti stanno lavorando ad un veicolo che risale – come concezione – almeno al periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale? Ebbene si, il futuro del volo potrebbe passare attraverso questo tipo di veicolo. 
I dirigibili sono stati tra i primi veicoli aerei mai utilizzati in guerra o per il trasporto di personale civile brevettati dall’uomo. Se durante la Prima Guerra Mondiale questi enormi palloni aerostatici venivano infatti usati dall’Esercito Tedesco per bombardare le città dell’Intesa, nel dopo guerra la stessa Germania si rese conto del loro potenziale per i viaggi. Da qui, iniziarono i voli anche sull’oceano per portare turisti e viaggiatori da una parte all’altra del globo.
Purtroppo, il pubblico perse immediatamente appeal nei confronti di questi veicoli nel maggio del 1937 quando in fase di attracco, per motivi mai del tutto chiariti, l’Hindenburg LZ129, un mezzo lungo ben 246 metri, prese fuoco uccidendo ben 45 persone. Lo schianto del più grande velivolo mai prodotto fino ad oggi e l’arrivo di aerei da trasporto passeggeri più moderni avrebbe portato le compagnie aere a passare a quest’ultimo veicolo.
Ritorno al passato
Questo evento tragico è stato il motivo principale per cui il dirigibile non è stato più usato per trasportare passeggeri. Ma è successo oltre settant’anni fa e nel frattempo, le tecnologie sono migliorate notevolmente, quindi perchè non si potrebbe creare un veicolo simile ad oggi? Lo sanno bene gli ingegneri dell’Hybrid Air Vehicles, azienda inglese che lavora ad un progetto americano noto come Airlander 10 che – indovinate un po’ – è un moderno dirigibile o “Zeppelin” se volete! 
Cosa ha portato l’azienda a riprendere in mano questo progetto risalente al 2016? L’emergenza climatica, ovviamente. Il veicolo secondo il suo creatore Tom Grundy galleggia grazie all’elio incamerato nella sua enorme struttura e non ha bisogno di tenere i motori costantemente accesi in volo, cosa che lo rende meno inquinante del 90% rispetto ad un aeroplano di linea moderno. Il mezzo vanta un risparmio di carburante, inoltre, non da sottovalutare.
Il mezzo ha una quota operativa di sei chilometri, un’autonomia di 3mila e vanta quattro motori V8 diesel che come abbiamo visto consumano comunque meno di un motore a turbina da aereo tradizionale. Si tratta di un pallone aerostatico lungo ben 91 metri mentre l’altezza complessiva della struttura è di 26 metri, allo stesso tempo però, è estremamente maneggevole e versatile, cosa inattesa per un mezzo così lungo e pesante.
“L’altra caratteristica interessante di questo aereo è che non ha bisogno di atterrare su una pista – spiega lo stesso Grundy – “può atterrare su qualsiasi superficie ragionevolmente piatta, che si tratti di erba, palude o anche acqua e sabbia… L’aereo può quindi collegare luoghi e consegnare merci in parti del mondo che sono davvero difficili da raggiungere”. Un mezzo interessante che a partire dallo scorso anno, è passato alla fase di produzione in serie. Le consegne, se tutto va bene, partiranno nel 2026 però.
