Il colosso cinese si appresta ad arrivare in Italia, c’è l’annuncio del ministro: sta per iniziare una vera rivoluzione.
Il futuro dell’industria dei motori preoccupa e non poco il governo italiano. A tenere banco è sicuramente in primis la questione Stellantis. La holding, di cui fanno parte marchi simbolo del made in Italy – da FIAT ad Alfa Romeo, passando per Lancia e Maserati – sta investendo sempre di più all’estero, e per questo negli ultimi tempi è stata sommersa dalle critiche nel nostro paese e accusata di avere delocalizzato le proprie attività e di avere “deitalianizzato” le aziende sacrificando la loro storia sull’altare della internazionalità. Una polemica sulla quale è intervenuto anche il governo italiano, che ha invitato a più riprese il gruppo a rinforzare la propria presenza sul territorio italiano e a non spostare le proprie attività all’estero.
C’è ovviamente preoccupazione per il ruolo dell’Italia all’interno dell’industria dei motori, che rischia di essere ridimensionato, e di conseguenza il timore di perdere importanti posti di lavoro. Per tutelare l’intera filiera, il governo italiano ha stabilito la produzione di 1,3 milioni di auto all’anno come target da raggiungere necessariamente per non correre rischi e garantire la continuità. Un traguardo difficilmente raggiungibile senza il contributo di Stellantis, principale attore nel nostro paese.
A prescindere da quale sarà l’esito delle relazioni con Stellantis, è impensabile pensare di raggiungere il traguardo fissato con il solo contributo della holding. L’Italia dei motori, insomma, ha bisogno di un nuovo grande colosso che investa nel nostro paese. Da tempo si parla dei diversi “corteggiamenti” del governo italiano ad alcune delle più importanti aziende del panorama internazionale nel campo dell’automotive.
Il ministro del Made in Italy Urso, in una discussione alla Camera, ha confermato le trattative “con tre aziende cinesi e altre occidentali”. Presto, insomma, la Cina potrebbe investire anche nel nostro paese. Le aziende a cui fa riferimento il ministro sono Byd, Chery e Saic. Se per Byd i discorsi si sono complicati dopo l’ufficializzazione del nuovo stabilimento in Ungheria, le altre due hanno aperto all’Italia tra i possibili candidati per i loro nuovi stabilimenti. Per quanto riguarda le aziende occidentali, l’ipotesi più suggestiva è sicuramente quella della Tesla, anche se per ora non è arrivato nessun sensibile passo avanti in tal senso.
Tutto questo, ovviamente, senza dimenticare Stellantis, che potrebbe “farsi perdonare” spostando la costruzione delle auto dell’azienda cinese Leapmotor, con la quale ha di recente stilato una partnership, nella storica fabbrica di Mirafiori. Insomma, il panorama dell’industria dei motori italiana potrebbe cambiare incredibilmente nel prossimo futuro.
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