Pare essere già finita un’epoca in F1. La doppietta della Red Bull Racing in Arabia Saudita potrebbe essere stata l’ultima con Christian Horner al muretto.
L’assoluzione del team principal inglese dalle accuse di molestie ad una dipendente del team con sede a Milton Keynes non è bastata per allontanare il polverone intorno alla RB. Se sull’asfalto il drink team sembra essere irrefrenabile, le dinamiche extra pista hanno avuto una incidenza nei ruoli dei principali uomini della squadra anglo-inglese.
Tutto è nato da una inchiesta interna al team in merito ad un comportamento oltre il limite di Horner. Messaggi scottanti sarebbero stati inviati ad una dipendente. La questione sembrava chiusa con l’assoluzione dell’inglese. Ma in modo anonimo sono state recapitate mail a giornalisti e membri interni al team per smentire l’esito del processo interno con prove inequivocabili. Horner ha sempre ricevuto la copertura della parte thailandese della Red Bull Racing. Anche Chalerm Yoovidhya, proprietario del 51% delle quote, pare si sia convinto a rinunciare al team principal inglese.
Horner, infatti, è sotto assedio. La Red Bull Racing teme che vi saranno campagne di boicottaggio del marchio e per evitare il collasso economico avrebbe deciso di chiudere la questione Horner con il suo licenziamento. Secondo quanto riportato su F1-insider l’esperienza di Horner si sarebbe già conclusa dopo i festeggiamenti della vittoria di Verstappen, davanti al teammate Sergio Perez, a Jeddah. Sebbene sia stato scagionato nel processo aziendale, Marko pare aver avuto una certa influenza nel convincere Chalerm Yoovidhya.
Il consigliere della Red Bull Racing ha conservato il suo ruolo e con l’appoggio della famiglia Verstappen avrebbe fatto pressioni. L’innocenza dell’inglese non sarebbe stata creduta da Ford e altri top brand che seguono a ruota i successi della RB. La dipendente sarebbe stata allontanata, ma sono partite delle campagne di boicottaggio contro il marchio Red Bull. Negli Stati Uniti certe tematiche, negli ultimi tempi, sembrano essere diventate più importanti delle sorti del Paese, e la RB è legata tantissimo alle dinamiche economiche commerciali americane.
Red Bull nei guai
La parte austriaca dell’azienda, rappresentata dal compianto Mateschitz e dal CEO Oliver Mintzlaff, avrebbe deciso di puntare il dito contro l’inglese. Hanno convinto la parte thailandese a tagliare Horner anche per evitare disastrosi epiloghi finanziari in USA. Secondo i colleghi di F1-insider, anche il boss Yoovidhya, davanti alla possibilità di perdere milioni di euro, pare si sia convinto.
Inoltre, l’attacco ad Horner sarebbe arrivato anche dalla nota band U2. Il gruppo avrebbe pronto un singolo contro il team principal della Red Bull Racing dal titolo “Don’t be horny, be Christian”. Il riferimento è così esplicito che non c’è bisogno di tradurlo. La band avrebbe un interesse personale nella vicenda. Il chitarrista degli U2 è il suocero del fratello della dipendente licenziata. Il marito di Geri Halliwell, certamente, non farà appello alle Spice Girls per rispondere alle provocazioni musicali.
In tutto questo scenario Jos Verstappen ha lasciato intendere che suo figlio sta soffrendo l’intera questione. Max è stato corteggiato anche da Mercedes per il dopo Hamilton. La cacciata di Horner potrebbe rasserenare gli animi in vista di un cambio al muretto epocale.