La svolta su cui davvero nessuno avrebbe scommesso: ecco cosa sta succedendo adesso in Italia con il diesel.
Ci sono ormai due fattori che maggiormente finiscono al centro delle discussioni di chi parla di carburante. Uno è ormai da tempo quello dell’inquinamento, con le auto elettriche che rendono ormai le città sempre più green, l’altro tema invece è quello del risparmio ed è legato proprio alle nuovissime vetture. Una ricarica elettrica è sicuramente molto più economica al completo di un pieno benzina o diesel. E tra l’altro i combustibili fossili non vivono un gran momento per quanto riguarda gli aumenti dei prezzi.
Infatti non si può certo dire di aver visto dei ribassi clamorosi nell’ultimo periodo e così gli autisti non possono sicuramente dirsi felici dei costi di gestione delle loro auto. Nel 2023, leggendo solo i dati che riguardano l’Italia, ci si accorgerà che per acquisto di diesel e benzina sono stati spesi 70,9 miliardi di euro. Un leggero calo comunque rispetto all’anno record 2022 (71,1 miliardi). Ma ci sono dati positivi per quanto riguarda il consumo ed i costi di questi due tipi di carburanti?
Ultim’ora benzina, rivoluzione in Italia
I dati parlano chiaro a proposito del consumo di benzina e diesel ed a causa del taglio delle agevolazioni adesso ci troviamo di fronte ad un peso della componente fiscale, di accise ed Iva, salita per esser precisi del 22,7% rispetto all’anno precedente. La scelta preferita da parte di chi ha una vettura, a quanto pare è il diesel. Il 2023 ha fatto registrare ben 28 miliardi di litri contro i soli 11,1 miliardi in benzina. Nel 2000 invece la benzina era leggermente in vantaggio sul diesel, che veniva consumato solo per 22,1 miliardi di litri.
Questi dati sono resi noti grazie alla banca dati del Centro studi Promotor. Dai numeri diffusi si può evincere che della spesa totale di 70,9 miliardi rilevata lo scorso anno, ben 38,1 sono finiti nelle casse statali per accise ed Iva sulle stesse per il costo industriale.
Sono solo 32,8 miliardi quindi quelli che invece hanno trovato la produzione e la distribuzione come meta finale. A farne le spese quindi sono le industrie che a causa del taglio delle agevolazioni sono andate a perdere il 18,1% a fronte invece delle entrate per lo Stato che hanno visto un + 22,7%. Ecco quindi a chi fa bene ed a chi no, l’aumento dei prezzi ed eventualmente, dei consumi.