Il Gruppo Stellantis è uno dei più noti in tutto il mondo, ma in questi anni non sono di certo mancati gli aiuti da parte dello Stato.
In questi anni il rapporto tra il Gruppo Stellantis e lo Stato italiano è spesso stato burrascoso, in particolar modo nell’ultimo periodo. Giorgia Meloni e il suo Governo hanno attaccato apertamente la gestione di un Gruppo accusato di favorire prevalentemente il lavoro in terra di Francia rispetto a quello sul suolo italiano.
I problemi derivano soprattutto dal fatto che le auto elettriche in casa Stellantis non sembrano avere futuro nelle fabbriche italiane. Il caso più eclatante è quello legato alla Panda, con la storica utilitaria che nella propria versione a impatto zero non nascerà nel Belpaese, bensì in Serbia, ben lontano dunque da Pomigliano d’Arco.
Una decisione che ha sorpreso tutti quanti e che ha portato addirittura l’AD del Gruppo, ovvero Carlos Tavares, a dichiarare che se non ci dovesse essere un accordo con lo Stato italiano, ci sarà una riduzione nella produzione a Mirafiori e a Pomigliano. La possibilità che lo Stato entri a far parte come azionista è più solida che mai, con un investimento di 4,4 miliardi di Euro che comporterebbe una percentuale di quota del 6,1%.
Il problema è che a ben guardare sono tantissimi anni che Stellantis, e prima di esso tutto ciò che ruota attorno al Gruppo FIAT, ha avuto dei grossi sostegni da parte dello Stato italiano. Questo va contro alle regole del libero mercato internazionale e a quel punto si rischia davvero di entrare più volte in contraddizione.
Dal 1975 fino a oggi, la famiglia Agnelli ha avuto modo di beneficiare di finanziamenti statali dal computo totale di ben 220 miliardi di Euro, come riporta motorisumotori.it. Una cifra che ha davvero dell’incredibile e che va contro a qualsiasi forma di regola del mercato libero del quale tanto vanno fieri molti imprenditori occidentali.
Si è parlato moltissimo di come sia corretto che l’Unione Europea tuteli gli interessi delle aziende dal mancato intervento da parte del Governo per ridurre i costi per la produzione di auto, ma FIAT e Stellantis lo fanno da tempo. Ciò che però ha dell’assurdo è che anche in questo caso la richiesta di Stellantis è quello di ricevere aiuti, ma di non fare entrare lo Stato nell’azionariato.
Questa ipotesi infatti l’ha esclusa lo stesso John Elkann, il Presidente del Gruppo Stellantis. Si tratterebbe di un trattamento sbilanciato, dato che i famosi 4 miliardi di Euro sarebbero legati alla volontà di pareggiare le quote dello Stato francese. Elkann ha però spiegato come in realtà la Francia entrò nell’azionariato di Peugeot per salvarla dal fallimento.
Il problema è che questo è ciò che ha fatto tante volte anche lo Stato italiano, 220 miliardi di Euro non sono di certo pochi e ben 6,3 da quando esiste Stellantis, anche con il Gruppo FIAT. A garantire la posizione di forza di Stellantis vi è però il fatto che lo Stato italiano non ha mai cercato di centralizzare il potere delle aziende su di sé. Il Gruppo lo sa bene e per questo motivo sarà importante cercare di trovare una soluzione che faccia contente le due fazioni.
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