Dopo un 2023 economicamente molto complicato, il colosso dell’automotive è ad un passo dal fallimento: sarà la fine dello storico marchio?
Lo sapevamo tutti che la crisi iniziata nel 2020 a causa dello scoppio della pandemia di Covid-19 avrebbe avuto delle conseguenze a lungo termine sulla società e sull’economia. In un contesto globale in cui tutti i settori economici sono in crisi ed in cui molte persone si trovano alla ricerca di un lavoro o nell’impossibilità di sobbarcarsi le spese mensili era logico attendersi che uno dei settori in maggiore difficoltà sarebbe stato quello dell’automotive.
La pandemia ha rallentato la catena di produzione, portando a due conseguenze: i ritardi nelle consegne e l’aumento dei costi delle materie prime e dunque dei prezzi finali di vendita e trasporto. Già questo ha causato una flessione degli acquisti, acuita poi dalle difficoltà dell’economia globale.
Se questo non fosse bastato a complicare la situazione, nel mezzo di questo periodo nero si è inserita anche la transizione dai motori a combustione a quelli elettrici. I costi di produzione e progettazione dei nuovi veicoli sono più alti di quelli ormai consolidati (sebbene aumentati per le ragioni di cui abbiamo parlato sopra) delle auto con motore termico e questo ha comportato l’aumento del prezzo base delle auto in commercio.
Non tutti possono permettersi simili cifre e le modalità di acquisto alternative, i leasing e i noleggi a lungo termine, si adattano bene alle esigenze delle società e dei lavoratori che hanno bisogno di un mezzo per fare lunghi tragitti giornalieri ma meno a chi l’auto la utilizza per spostamenti brevi o solo in rare occasioni.
Un colosso dell’automotive rischia la chiusura: la notizia ha scosso tutto il settore
La situazione è critica principalmente per chi si è gettato nella nuova frontiera dell’elettrico e non ha alle spalle un commercio solido di auto tradizionali. D’altronde ormai tutte le case automobilistiche stanno affrontando la transizione e i prezzi concorrenziali proposti da Tesla e BYD nell’ultimo periodo hanno messo in difficoltà la concorrenza.
Una dimostrazione lampante di quanto vi stiamo dicendo è sicuramente Polestar, produttore svedese che dal 2022 è quotato a Wall Street e che ha affrontato un grosso investimento per la transizione elettrica grazie al supporto del colosso cinese Geely e di Volvo. L’ingresso nella borsa americana doveva servire a trovare i fondi per finanziare i progetti futuri, ma lo scorso anno il valore delle azioni di Polestar è crollato dell’84%.
Geely e Volvo – che detengono l’88% delle azioni e il 93% del diritto di voto – hanno dato ai vertici dell’azienda tempo fino al 2025 per regolarizzare la propria posizione e trovare i fondi per pagare il finanziamento, dopodiché l’azienda si troverà ad un bivio: chiusura o privatizzazione totale del brand.
L’AD di Polestar, Thomas Ingenlhat, ha predicato calma e rassicurato gli investitori, dicendo che il 2024 sarà favorevole e consentirà a Polestar di portare avanti i propri progetti e le proprie attività. Ma cosa succederebbe qualora non trovasse i fondi necessari? Come detto le strade sarebbero due.
La prima prevede la totale privatizzazione che porterebbe Geely ad assumere il controllo totale dell’azienda e dunque ad una ristrutturazione della stessa e ad una ripianificazione dei progetti futuri. La seconda invece è il fallimento di Polestar, con Geely che a quel punto potrebbe cedere gli asset dell’azienda svedese ad un altro produttore di auto elettriche.