La questione Meridionale continua a tenere banco in una chiave differente. Ecco cosa è emerso da un report sulle auto elettriche.
L’Italia è molto indietro sulle vetture alla spina. Nell’intero arco del 2023 sono state vendute appena 66.679 EV che rappresentano quasi il 4,2% del totale. Nel 2022 erano state vendute invece 49.564 auto elettriche. Una leggera crescita, ma si tratta di numeri impietosi rispetto a quelli di altre Nazioni. Vi sono Paesi del Nord Europa che hanno già trasformato, interamente, il loro parco auto.
In Oriente e negli Stati Uniti il numero di auto elettriche sta continuando a crescere in modo inesorabile. Non ci sarebbe potuto essere momento peggiore per una transizione di tale portata alle nostre latitudini. L’Italia presenta uno dei parchi auto più vetusti d’Europa. Vi sarebbe bisogno di incentivi continui per avere la possibilità di vedere sulle strade milioni di macchine moderne. I cittadini sono schiacciati da un caro vita che si è fatto insostenibile.
A tutti i livelli le famiglie sono costrette a pensare alle priorità e, al momento, non sono le EV. Milioni di automobilisti, seppur incuriositi dalla tecnologia alla spina, hanno preferito conservare le care vecchie auto a combustione interna per non rischiare un investimento. Le auto 100% elettriche, infatti, presentano un costo elevato ed una svalutazione impressionante. Dopo pochi anni si trovano sul mercato dell’usato ad un prezzo molto più basso.
Il costo dei componenti, oltre che per una eventuale sostituzione del pacco batteria, le porta, letteralmente, a crollare. Per di più in Italia manca una rete infrastrutturale di ricarica estesa ed efficiente. Rispetto a tante altre realtà del Nord Europa le città italiane, specialmente quelle del sud, sono molto antiche e sovrappopolate. Non c’è spazio per il green vero, figurarsi per le colonnine di ricarica in larga scala. Nel caso in cui, miracolosamente, tutti passassero all’elettrico non vi sarebbe una corrispondenza con il fabbisogno energetico.
La soluzione sperequativa italiana
Che l’Italia sia spaccata in due è il segreto di Pulcinella. Le industrie sono sorte, principalmente, al nord e questo ha spinto milioni di persone, storicamente, a dover emigrare. Con la dead line europea del 2035, inevitabilmente, dovranno cominciare a sbucare, come funghi, colonnine elettriche anche in Italia. I dati attuali mettono in luce 47.228 punti di ricarica suddivisi in 26.029 infrastrutture dislocate in 17.154 località, ma più della metà si trovano al nord, il 56% per la precisione, contro il 21% al centro e il 23% al sud e nelle isole.
Il numero delle EV è di appena 218mila sul territorio italiano, ma cosa accadrebbe con una diffusione massiccia? Vi sarebbero regioni più efficienti di altre e divisioni sensibili. La Lombardia è al primo posto con 8.094 stazioni di ricarica. Netto anche il distacco con Piemonte con 4.713 colonnine, Veneto con 4.564, Lazio con 4.558 ed Emilia-Romagna con 4.050. I dati del sud sono preoccupanti. L’unica regione che, probabilmente, rimarrà in scia è la Campania che ha registrato un incremento di colonnine con più di 2.200 nuove installazioni.
La cosa paradossale che, in Italia, l’11% delle colonnine di ricarica risulta non essere funzionate. Quasi l’80% delle colonnine elettriche in Italia si trova al centro-nord, ma secondo quanto riportato sulle colonne della Repubblica, sono 41.144 le colonnine AC con potenza minore o uguale a 43 kW, 2.375 quelle DC da 44 a 99 kW e soltanto 3.396 i punti DC con una potenza superiore o uguale a 100 kW. Numeri impietosi rispetto alle realtà straniere avanzate.