Le auto elettriche non hanno ancora fatto presa e c’è chi ha deciso di fare un clamoroso passo indietro. E’ già una bocciatura eloquente.
Le imposizioni, generalmente, non piacciono a nessuno. Figurarsi in tema di automobili. Vi sono realtà dove le auto sono delle vere e proprie istituzioni. L’Italia ha legato le sue icone a quattro ruote ai successi in pista della Ferrari e dell’Alfa Romeo, nei Rally della Lancia, al fascino della Maserati e dell’Alfa Romeo, senza dimenticare Abarth, FIAT e altri marchi che hanno fatto la storia. Una storia sempre legata alla potenza di potenti motori che emettevano un sound indimenticabile.
Non è facile immaginare come una vecchia guardia cresciuta a pane e motori si possa ritrovare, a quel punto, a gestire il passaggio a carissimo prezzo in vetture minimal 100% elettriche. Inutile girarci intorno, in tempi di crisi la priorità non può essere il passaggio ad una EV che non trasmette emozioni. I problemi, inoltre, sono legati, almeno in Italia, ad una rete infrastrutturale che non è ancora all’altezza e alla necessità di avere una colonnina di ricarica domestica che presuppone un box.
Dato che l’Italia, anche in termini di densità di popolazione, non sarà mai paragonabile ad un Paese del Nord Europa non cresceranno come funghi le colonnine. Mancano persino gli spazi urbani per pensare ad una completa rivoluzione elettrica. Di sicuro vi sono anche ansie in merito ai costi crescenti dell’energia. Purtroppo in Italia una ricarica costa caro. Per questi e tanti altri motivi l’inserimento delle EV sulle nostre strade è sempre più difficoltoso.
Una quota del 4% nell’intero panorama di vendite del 2023 è, veramente, poca cosa. L’Italia sta rimanendo indietro ma il gradimento europeo è minimo. La dead line del 2035, comunque, sta spingendo tantissimi costruttori ad investire in modo massiccio sulla tecnologia alla spina. Di conseguenza vi sono realtà che, grazie agli ecobonus, stanno volando e altre Nazioni che stanno volutamente evitando l’acquisto delle EV.
Se per le vendite era palese che l’elettrico non fosse una priorità, risulta altrettanto sorprendente che le EV non vadano nemmeno nelle società a noleggio. Il colosso americano Hertz cederà un terzo della sua flotta di EV per reinvestire in auto con motore a combustione. Un passo indietro segnante anche perché i costi di riparazione e di assicurazione delle elettriche risultano molto alti e la domanda è bassa. Hertz ha iniziato ad essere insofferente e, dopo gli investimenti sull’elettrico, ha scelto di correre ai ripari.
Anche in termini di piacere di guida le EV non hanno convinto. Al di là di una ripresa spettacolare nei primi metri, nei tratti misti c’è ancora una netta differenza rispetto ad un’auto termica. Le auto full electric risultano meno agili e poco divertenti. I numeri sono ancora molto bassi in tutta Europa, sia per quanto riguarda le vendite che i noleggi. C’è bisogno di questa rivoluzione in tema di batterie.
Negli Stati Uniti la situazione è, leggermente, migliore con la diffusione delle Tesla. Tuttavia se un società come Hertz ha scelto di investire su vetture a benzina è un chiaro segnale. Eppure nel 2021 il colosso americano del noleggio aveva dichiarato che avrebbe puntato su 100mila Tesla. “La società prevede di reinvestire una parte dei proventi della vendita di veicoli elettrici nell’acquisto di auto con motore a combustione interna per soddisfare la domanda dei clienti. Si aspetta che questa azione bilanci meglio l’offerta rispetto alla domanda attesa di veicoli elettrici“, hanno annunciato in una nota.
Hertz ha già perso dopo l’annuncio il 2,3%, prevede un free cash flow di 300 milioni di dollari in totale nel 2024 e nel 2025. La vendita delle EV negli Stati Uniti ha subito una flessione rispetto agli anni precedenti. Figurarsi cosa accadrà in Europa dove c’è ancora più tradizione e amore per le vetture termiche.
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