Da sempre si è parlato della possibilità di vedere le auto spiccare il volo ed evitare il traffico di tutti i giorni. Il primo prototipo di auto volante è una rarità assoluta.
Già a partire dagli anni ’70, in alcuni film fantascientifici, si pensava che le auto potessero volare. Nell’immaginario collettivo un’auto volante rappresenterebbe la soluzione a tutti i mali. Siamo nel 2024 e ai margini delle strade, in alcune realtà italiane, possiamo ancora vedere vetture degli anni ’70 e ’80.
La condizione attuale di crisi sembra già rendere molto complessa la possibilità di passare all’elettrico, figurarsi alle costose auto volanti. Di sicuro il sogno di ogni automobilista bloccato nel traffico è quello di spiegare le ali e girare, liberamente, tra i cieli. Questa idea ha spinto tanti costruttori a realizzare concept spettacolari. Va detto che le abilità di guida dovrebbero essere superiori di quelle abituali. Vi sarebbero crash continui tra decine di vetture con le ali, tuttavia questa idea non ha fermato gli ingegneri degli anni ’40 che crearono l’Aerocar.
Si trattava di un aereo stradale americano realizzato da Moulton Taylor a Longview, a Washington, nel lontano 1949. Vennero costruite sole 6 unità e, per ovvi motivi, non è mai stato commercializzato in larga scala. Si tratta di uno dei primissimi progetti di auto volante. Dopo un viaggio nel Delaware Taylor conobbe l’inventore Robert E. Fulton, Jr., che aveva già ideato un precedente aereo stradale, l’Airphibian, con ali staccabili.
L’Aerocar, invece, usava ali pieghevoli che permettevano il passaggio dall’uso stradale alla modalità aerea in soli 5 minuti. Per l’epoca era una idea sensazionale. Si sollevava la targa posteriore e poteva essere connesso l’albero dell’elica al fine di collegare un’elica di spinta. Il motore della macchina azionava le ruote anteriori tramite un cambio manuale a 3 velocità. Per spiccare il volo la trasmissione stradale era in folle, nonostante fosse pensato l’utilizzo della retromarcia per la fase di rullaggio.
Aerocar, un prototipo futuristico
Le ali e l’unità di coda venivano trainate dietro la vettura in strada. Taylor pose l’elica sul retro della macchina in modo che non dovesse essere rimossa durante gli spostamenti. Le velocità non era nemmeno così banale, considerata una top speed di 110 miglia all’ora. Il progetto ricevette anche la validazione dalla Civil Aeronautics Administration (CAA) e Taylor strinse un accordo con la Ling-Temco-Vought per la produzione in serie di 500 ordini. Date una occhiata al video del canale TrinomCZ con protagonista James May.
Purtroppo furono realizzati soli 6 esemplari. Furono lanciate diverse versioni: un Aerocar I, un Aerocar II e un Aerocar I che è stato ricostruito come Aerocar III. Naturalmente si tratta di cimeli che vengono conservati con estrema cura in dei musei o venduti a collezionisti. Il N101D del 1954 è conservato dalla Yellowstone Aviation Inc. di Greg Herrick. Potevate ammirarlo al Golden Wings Flying Museum nell’Aeroporto di Minneapolis. Nel dicembre 2011, però, N101D è stato messo in vendita al prezzo richiesto di 1,25 milioni di dollari.
L’Aerocar è stato utilizzato anche in situazioni di emergenza dalla polizia e dai vigili del fuoco. Sopravvisse senza danni anche alla tempesta del Columbus Day del 1962, dopo il volo serale di segnalazione del traffico. Nel 1962 Ruth Wikander, una delle prime pilote al volante di un aereo, guidò l’Aerocar come un’automobile mentre rimorchiava le ali durante la parata annuale del Portland Rose Festival. Ha spiccato il volo l’ultima volta nel 1977 e, oggi, nonostante non sia più idoneo a prendere quota nei cieli, è stato venduto al prezzo di 2,2 milioni di dollari, più di 1,8 milioni di euro.