Il nome vi riporterà alla memoria vecchi ricordi e non proprio positivi, ma per fortuna ora parliamo di Green Pass delle auto elettriche.
Le auto elettriche hanno bisogno di una bella spinta per diventare, effettivamente, diffuse a livello mondiale. Almeno in Italia non hanno ancora fatto presa, anche a causa di un prezzo di listino molto alto e a causa di una energia elettrica molto più cara rispetto ad altri Paesi. Purtroppo alle nostre latitudini tutto costa di più e la burocrazia non aiuta.
Vi sono sempre più regole e, a partire dal 2026, tutte le EV vendute sul territorio europeo dovranno presentare un “passaporto della batteria”, ossia un documento digitale connesso al numero identificativo del veicolo (VIN) collegato a un codice QR. Per quanto la soluzione ci riporti alla memoria altri QR Code la soluzione non ha nulla a che vedere con il periodo pandemico e rappresenterà una rivoluzione positiva. Questa idea non nasce da nessuna crisi, ma verrà lanciata per garantire maggiore trasparenza sulle componenti essenziali delle EV.
Si tratterà anche di una buona soluzione per avere una idea sulla qualità delle batterie. Purtroppo sul mercato dell’usato le EV crollano nella valutazione, anche perché la sostituzione del pacco batteria verrebbe a costare quanto una vettura termica di segmento A e B. Con i passaporti digitali si avranno info più dettagliate sullo stato delle materie prime usate, incluse informazioni sulla fase di pre-produzione, potendo vantare una maggiore visibilità sulle catene di approvvigionamento.
Le caratteristiche del Green Pass delle EV
L’idea di un passaporto della batteria delle auto elettriche sarà necessaria per avere una report digitale delle singole fasi di produzione, permettendo anche ai produttori di batterie e a quelli delle EV di accedere a informazioni cruciali sulla catena di approvvigionamento. Per ottenere lo speciale Green Pass dovrete investire una cifra compresa tra i 6 e i 12 euro. Conoscete le nuove norme inserite nel Codice della Strada? Date una occhiata a questo articolo.
Ellen Carey, responsabile degli affari esteri presso Circulor sulle colonne di Everyeye, ha annunciato l’iniziata per un monitoraggio completo. L’esigenza nasce anche da un problema. Secondo la portavoce “non tutti riescono a vedere gli stessi dati, mentre i produttori automobilistici riescono a vedere tutto. L’acquirente invece può vedere solo le informazioni generali delle proprie batterie; al massimo alcune informazioni sulla catena di fornitura e certamente lo stato di capacità e lo stato di salute. Questi dati però cambiano a seconda del ruolo e nel metodo utilizzato nell’approvvigionamento primario delle materie prime o nell’economia circolare”.
Verranno così fuori tutte le info sulle materie prime, come cobalto, grafite, litio, mica e nichel. Ogni dettaglio della salute della batterie e sui metodi costruttivi potranno essere consultati in pochi semplici passaggi. L’automobilista potrebbe avere un accesso più limitato rispetto al produttore. In ogni caso il cliente finale avrà delle info che potrebbero, senza difficoltà, fargli cambiare idea in caso di problemi. Il mercato dell’usato sarà stravolto. Sperando che non vi saranno dei metodi di hackeraggio, la soluzione garantirà una notevole trasparenza sulle batterie, seguendo il diktat di sostenibilità dell’Unione Europea.