L’idrogeno sempre più vicino all’ampia diffusione. Ecco cosa stanno facendo le Case mentre l’Europa spinge per l’elettrico.
Mentre l’Europa rimane ferma nella posizione relativa al passaggio all’elettrico da qui al 2035, molte Case costruttrici stanno cercando il modo di rendere fattibile l’utilizzo dell’idrogeno.
Diversi sono gli studi che si sono susseguiti nell’ultimo periodo e uno è stato portato avanti dalla Bosch nella sua sede di Stoccarda – Feuerbach. Il celebre marchio tedesco ha avviato la produzione del fuel cell power model. Di cosa si tratta? Adesso lo andremo a scoprire. Intanto diciamo che la prima azienda che ha deciso di partecipare al test è la Nikola Corportation, una compagnia statunitense.
Auto ad idrogeno, cosa sta succedendo
Il mezzo che verrà utilizzato per la prova generale sarà un camion Classe 8 che verrà dotato di celle ad idrogeno. Sarà un primo passo verso un programma più ampio e composito visto che il celebre brand ha stanziato ben 2,5 miliardi di euro da qui al 2026 per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie che utilizzano questo tipo di alimentazione. Addirittura un miliardo in più rispetto a quanto era stato messo sul piatto dal 2021 al 2024.
Come detto il piano è piuttosto ambizioso e prevede per il 2030 la possibilità di realizzare almeno cinque miliardi di euro di fatturato. Al momento al vaglio si trova l’utilizzo che se ne farà.
Molto probabilmente le celle a combustibile stazionarie a ossido solido verranno adoperate per la fornitura del calore e dell’energia. In quest’ottica il nosocomio di Erkelenz nei pressi di Colonia, vorrebbe sfruttare il metodo per ottenere il 90% dell’efficienza energetica. Questa centrale in miniatura, funzionerà dapprima a gas nature e poi successivamente passerà all’idrogeno.
In quest’ottica Bosch sta anche progettando la realizzazione di un’unità motrice con questo materiale attraverso sistemi di iniezione diretta, che entreranno in uso già entro la fine dell’anno in corso. Ad oggi il sistema alternativo all’elettrico puro sembra destinato solamente ai mezzi di grosse dimensioni e deputati a lunghi viaggi, oltre che a portare ingenti carichi.
In questa storia c’è un concetto poco conosciuto, ovvero che l’idrogeno ha diverse forme e colori. Nella fattispecie è verde, viola, bianco, blu, turchese, grigio e nero. Ognuno indica la metodologia usata per estrarlo, quindi dall’acqua, piuttosto che dal metano o dai fossili, ma per adesso è difficile che verrà distribuito su larga scala.
Tra le problematiche che rendono il settore traballante ci sono anche le difficoltà di trasporto e stoccaggio. Va infatti sottolineato che l’idrogeno è custodito in serbatoi con pressioni molto elevate. In più essendo inodore, incolore e in sapore, diventa molto complicata l’individuazione di perdite negli impianti; senza poi dimenticare che è complesso da mantenere. L’ultimo neo è rappresentato dall’aggressività se in contatto con altri metalli durante la fase di combustione.
Secondo la Casa di Stoccarda, malgrado questi difetti l’idrogeno è la miglior alternativa alle costose e inquinanti batterie non generando CO2. In tale direzione si stanno muovendo pure concorrenti come Porsche e Toyota. Ultimamente si sono dati da fare AVL, il Gruppo Punch e la FEV, quest’ultima che lavora anche con Ferrari e Lamborghini e ha ideato un mix di diesel e idrogeno.