Coinvolto in uno scandalo incredibile, un colosso dell’auto prima chiede scusa e poi è costretto a intervenire con una decisione drastica.
Era il 18 settembre 2015 quando fu pubblicato uno studio, commissionato dal Consiglio Internazionale sulla Mobilità Pulita (ICCT), che accusava la Volkswagen di aver falsificato i dati sulle emissioni delle proprie auto. Fu solo l’inizio di uno degli scandali più grossi ed eclatanti del mondo dell’automobile, passato alla storia come Dieselgate e che ha coinvolto anche altri marchi. La storia però ne conta diversi di casi del genere che hanno sconvolto il mercato.
In principio fu la Tucker Torpedo, che nel 1948 divenne l’auto fantasma per eccellenza e l’azienda produttrice che dichiarò bancarotta. Poi toccò a Chevrolet, che nel 1971 dovette ammettere che insieme alle autorità competenti americane nascose un segreto su un difetto sui motori dei veicoli costruiti. Poi successivamente furono toccate Ford e Audi, prima di Volkswagen. E ora invece in questi ultimi giorni del 2023 è toccato a un colosso dell’auto giapponese. Parliamo di Toyota, che dopo uno scandalo che ha coinvolto un suo marchio produttore di bus e mezzi pesanti per via di emissioni fasulle, è stata costretta di nuovo a vivere un momento delicato, stavolta con Daihatsu.
Il colosso dell’auto giapponese corre ai ripari
La casa automobilistica giapponese, di proprietà di Toyota, è stata costretta a chiudere tutti e quattro i suoi stabilimenti fino alla fine di gennaio. Il motivo è l’aver falsificato i test di sicurezza di 64 modelli di auto negli ultimi 30 anni. E cosa ben più grave è che 24 di questi sono ancora venduti con il marchio Toyota. Uno scandalo di grandi dimensioni che rischia di rovinare la reputazione del colosso dell’auto nipponico e che, secondo alcune stime, potrebbe portare alla perdita di almeno 9mila posti di lavoro.
Secondo un’indagine del ministero dei Trasporti giapponese i test sarebbero stati falsificati a causa delle pressioni per mantenere un alto ritmo di produzione. Daihatsu, i cui modelli rappresentano circa il 10% delle vendite annuali di Toyota, ha dichiarato in queste ore che l’azienda fornirà un risarcimento finanziario a 423 fornitori di componenti le cui attività sono state sospese a causa di questo scandalo. Inoltre, il marchio sta esaminando l’impatto dell’interruzione della produzione sulla sua rete di fornitori di componenti per capire ulteriori interventi da realizzare.
Solo qualche giorno fa erano arrivate le scuse dei vertici di Toyota e Daihatsu, ma per il colosso dell’auto sembra davvero che non sarà semplice riprendersi da questa botta. Proprio in un momento in cui è impegnata con la presentazione di nuovi modelli. Infatti la commissione d’inchiesta indipendente, istituita dalla stessa casa giapponese, oltre a confermare le irregolarità già rilevate in precedenza, ha riscontrato nuove irregolarità in 174 voci all’interno di 25 categorie di test. E c’è il rischio che le vetture coinvolte aumentino. Infatti in questi giorni sono in corso test nelle varie aziende del marchio per ulteriori controlli. E se dovessero uscire ulteriori problemi, la perdita di credibilità sarebbe enorme.