Il governo italiano lancia l’allarme. Ecco cosa potrebbe succedere con lo stop alle auto a benzina e diesel, automobilisti preoccupati.
Il mondo della mobilità, almeno nei paesi occidentali, negli ultimi anni sta prendendo una direzione abbastanza chiara. L’elettrico sta prendendo e prenderà sempre più piede a discapito della mobilità tradizionale basata sul motore a scoppio. Nei prossimi anni aumenteranno i veicoli elettrici in circolazione, mentre quelli a benzina o diesel saranno destinati a scomparire.
Una scelta dettata principalmente da una scelta politica da parte dell’Unione Europea. E come tale, essendo sostanzialmente, seppur inserita nel contesto di riduzioni delle emissioni, una decisione presa dalla politica e applicata ai cittadini, scatena l’inevitabile dibattito tra pro e contro. Tra chi è fautore di un passaggio sempre più marcato e netto e chi invece o vuole un passaggio molto più graduale, o vuole affidarsi al mercato, oppure osteggia completamente il cambio di mobilità.
Se nel mondo progressista la stragrande maggioranza e d’accordo con il passaggio all’elettrico, anche se questo passaggio deve avvenire con una ‘spinta’ da parte della politica ad un mercato che altrimenti ci metterebbe un po’ a cambiare i suoi paradigmi, nel mondo del centrodestra invece sono molte di più le resistenza. A partire, restando in Unione Europea, da importanti esponenti del governo italiano. L’esecutivo di Giorgia Melone annovera infatti tra i suoi ministri di punta diversi politici che sono alquanto scettici circa questo repentino passaggio all’elettrico.
Auto elettrica, il Ministro Tajani lancia l’allarme: a rischio tanti posti di lavoro
Uno dei principali esponenti politici scettici sul mondo dell’elettrico è il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini al quale ultimamente sta facendo eco anche il Ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il numero uno della Farnesina, nel recente forum di Conftrasporto, ha lanciato l’allarme. Le decisioni restrittive che dovrebbero portare allo stop della produzione di veicoli a benzina o diesel entro il 2035 rischiano di costare carissimo al nostro paese: ben 70mila posti di lavoro.
Una cifra altissima, per un settore, quello dell’automotive italiano che negli ultimi anni già non se la passa benissimo, ma che comunque resta una delle principali industrie del nostro paese. Tajani ha inoltre criticato l’intero impianto ideologico, visto come una sorta di ‘religione’, dietro queste scelte che rischiano di compromettere seriamente il futuro del mondo del lavoro industriale nel nostro paese. Il Ministro ha auspicato un cambio di prospettiva, che possa coniugare la necessaria lotta ai cambiamenti climatici con le esigenze del settore secondario italiano.