300 euro di rimborso a tutti gli italiani possessori di queste automobili. La decisione ha destato scalpore
Quando si subisce un torto o una truffa si vorrebbe essere almeno risarciti, se non molto, almeno il giusto, di conseguenza scoprire che si avranno indietro soltanto briciole può risultare un gran colpo al morale, perché oltre al danno si è avuta pure la beffa.
E’ probabilmente questo quello che staranno pensando molti italiani, nella fattispecie 63mila, che si erano uniti in una class action contro un grosso costruttore di automobili, nella speranza di avere giustizia. Purtroppo per loro, però, il Tribunale di Venezia ha rivisto la propria sentenza emessa nel 2021 riducendo al nulla o quasi le pretese dei cittadini.
Solo una manciata di euro. così si chiude lo scandalo diesel
Alla aveva deciso per una condanna da 180 milioni di euro, mentre in queste ore la somma è stata ridotta ad appena 19 milioni di euro. Una cifra irrisoria per un colosso come Volkswagen che, nel Bel Paese, dovrà tirare fuori solamente una “mancetta” a favore dei suoi clienti, convinti di aver acquistato vetture a gasolio nei valori limite delle emissioni nocive.
Sembra quasi una barzelletta ed invece è tutto vero. Chi avrebbe dovuto ricevere un indennizzo tra i 1650 euro e i 3.300 euro dovrà accontentarsi di appena 300 euro.
Nel dettaglio la condanna prevedeva 3000 euro di risarcimento di danno patrimoniale e 300 di danno morale, per coloro che dal 2009 al 2015 non erano riusciti a vendere il veicolo incriminato. Avrebbero dovuto spettare invece 1.650 euro a coloro che invece si erano trovati ad acquistare la vettura truccata sempre tra il 15 agosto ’09 e il 29 settembre ’15.
Come si può comprendere, oggi le Legge ha decretato che l’aspetto lesivo patrimoniale deve decadere e che deve essere riconosciuto soltanto quello psicologico, visto che la Casa tedesca si era sbrigata a ritirare dal mercato le auto sotto la lente d’ingrandimento.
Dunque che il mezzo sia stato acquistato nuovo, usato o in comproprietà come può essere un noleggio, la persona non otterrà più di 300 euro.
Dal canto suo Altroconsumo, ente che tutela gli utenti, ha salutato la decisione come una vittoria per i clienti e una sconfitta per il produttore, in quanto questi aveva domandato addirittura l’annullamento dell’obbligo risarcitorio. Dall’altro lato, però, ha promesso un appello, avvisando che i propri legali sono già in campo per capire come muoversi in futuro trattandosi di un rimborso davvero esiguo. Solamente dopo aver letto e analizzato le motivazioni della sentenza, l’associazione valuterà se proseguire in Cassazione.
E’ importante dire che non tutti coloro che sono stati truffati dal brand tedesco si sono uniti all’azione collettiva. Molto hanno proseguito in autonomia riuscendo ad ottenere buoni risultati.
Lo scorso mese di settembre la Corte dell’Unione Europea si era espressa sul caso, applicando il principio per cui non si può pagare due volte per la stessa colpa. Quindi avendo già tirato fuori un miliardo di euro in Germania per gli illeciti amministrativi legati all’installazione del software che alterava i valori delle emissioni, è stata ritenuta libera dal dover versare ulteriori 5 milioni di euro all’Antitrust italiano.