E’ possibile convertire la propria auto termica in elettrica? La risposta è affermativa. Tutti i dettagli sul kit che lo permette.
E’ cosa nota che le macchine elettriche, tanto quanto quelle ibride siano particolarmente onerose ed anche per questo, almeno in Italia, stentano a decollare. Per mettere un tampone a questo flop che, in ogni caso, non è ristretto soltanto al nostro Paese, qualcuno ha avuto un’intuizione: creare un pacchetto ad hoc che permetta ai veicoli a carburante di montare un motore a zero emissioni.
In questa maniera le cifre, sulla carta, dovrebbero essere più alla portata di tutti. Ma vediamo come è possibile dare vita alla trasformazione.
Cominciamo con il dire che l’idea è venuta ad uno studente australiano, tale Alexander Burton, della facoltà di Design Industriale e Ingegneria dei Sistemi Sostenibili, della Rmit University di Melbourne e con alle spalle già un premio James Dyson.
Il nome del kit da lui realizzato è Rapid Electric Vehicle Retrofits, in breve Revr. Il suo obiettivo è quello di elettrificare i mezzi a quattro ruote a gasolio o benzina ad un costo decisamente più contenuto rispetto all’acquisto di una vettura nata a batteria.
Grazie ai 5.300 acquisiti con il primo riconoscimento ha investito su una macchina a controllo numerico che gli permetterà di replicare in serie il sistema, così da poterlo immediatamente applicare, già funzionante, sui veicoli che si vogliono modificare.
Come si può capire si tratta di un convertitore di rapida introduzione e soprattutto economico. Ovviamente non è il primo tecnico che si misura in questo campo. In circolazione esistono già dei pacchetti di questo genere, ma nessuno così a buon mercato, basti pensare che di recente una persona che abita nella zona di Milano per rendere a spina la sua FIAT 500 del 1968 ha dovuto tirare fuori 10mila euro, mentre un altro utente ha fatto diventare a batteria la sua vecchia Renault 5 arrivando addirittura ad una spesa di quasi 22mila euro. Sicuramente una somma non per tutti.
In molti si staranno chiedendo perché i due metodi siano tanto difformi a livello di impiego di denaro. La ragione risiede nel fatto che quello attualmente in uso prevede la rimozione di tutte le parti dell’ICE (motore a combustione interna), mentre la metodologia australiana non comporta grossi ritocchi alla componentistica presente. Stando a quanto riportato dal portale dell’Ansa, l’unità motrice elettrica viene inserita tra le ruote che forniscono la trazione e i freni a disco, per cui con appena 3mila il passaggio al full electric, o all’ibrido è completato. Per quanto riguarda la batteria questa viene infilata nel vano solitamente occupato dalla ruota di scorta, o al massimo nel bagagliaio. Se proprio vi vuole una conversione totale, i sistemi extra possono trovare alloggio nel cofano del propulsore.
Il giovane studente afferma che in questa maniera l’autonomia prima di dover effettuare la ricarica tocca i 100 km. Tra i target di questo progetto c’è anche quello di abbattere le molte emissioni inquinanti inevitabili quando tutta la flotta mondiale dovrà passare all’elettrico.
Seguendo il diktat del Governo il sistema dei pedaggi è destinato a cambiare a tal…
Il gruppo Stellantis non vuole mettere da parte i motori termici e svela al mondo…
La Honda non è ancora al vertice del settore elettrico, ma ora è pronta a…
Shakira fa sognare ancora una volta i suoi fan e lo fa regalando una Lamborghini…
Nel corso della sua vita Gianni Agnelli ha avuto la possibilità di guidare le auto…
L'Alfa Romeo aveva dovuto affrontare il richiamo di Giulia e Stelvio a seguito di una…