La spiegazione del perché i motori di grossa cilindrata non vengono soppiantati da motori più compatti è una sola e poco razionale
Le grandi aziende produttrici di auto sportive e di lusso persistono nell’adottare motorizzazioni di grossa cilindrata, come i V8 e i V12 o gli estremi W16, per le proprie supercar e ammiraglie per una serie di motivi intricati che convergono nella creazione di un’esperienza di guida unica e distintiva. A smontare ogni teorema ingegneristico in cui la velocità fa rima con un numero indefinito di cilindri è stata la Koenigsegg, casa produttrice svedese fondata nel 1994, che ha prodotto una vettura sportiva equipaggiata con un motore 2 litri di soli tre cilindri capace di raggiungere i 400 Km/h, grazie anche all’ausilio di motori elettrici.
Quella di Koenigsegg, perciò, è il paradosso per il quale non sarebbe necessario produrre motori da 8 cilindri in su, pesanti e ingombranti, per poter ottenere prestazioni da supercar. E allora cosa è che spinge le case produttrici del calibro di Ferrari o Lamborghini con il loro celebre V12 o Bentley e Bugatti con i loro possenti W12 e W16? Eppure il down sizing è ormai consolidato come metodo di progettazione dei motori e pare la soluzione più efficiente sia in termini di prestazioni sia di consumi che dal punto di vista delle emissioni nocive. Eppure, per questa tipologia di autovetture, il down sizing non prende piede, e forse mai lo farà, mantenendo solida la presenza dei propulsori dalle grandi cubature e proporzioni.
Il prestigio dell’auto sportiva si ritrova nel suo cuore pulsante
La risposta probabilmente non sarà in grado di darvela solo un loro ingegnere con le sue teorie matematiche, ma sarà soprattutto il ruolo che questi propulsori rappresentano nell’opinione pubblica dei motori. Infatti la è possanza del motore colei che dà il prestigio alla automobile come oggetto di lusso e potenza ed è il cuore pulsante che più è vigoroso e rombante e più trasmette quella sensazione di onnipotenza che avvicina l’uomo alla propria esclusività.
Il V12 di una Ferrari rappresenta per il cliente uno status symbol, un pezzo di esclusività che lo contraddistingue dalla massa, mentre per l’azienda che lo produce raffigura un prestigioso vanto in grado di dimostrare le proprie capacità produttive e la propria supremazia rispetto alle rivali dello stesso segmento, riuscendosi ad accaparrare la nicchia di clientela interessata al delicato segmento delle auto esclusive.
È per questa ragione che la Ferrari, per citarne una, non potrebbe mai equipaggiare una sua sportiva con un banale 2 litri 4 cilindri in linea con annessa una semplice turbina, anche se dovesse mai riuscire a raggiungere le medesime prestazioni del proprio celebre V12. Sarebbe, oltre che un sacrilegio per tutti i fan del Cavallino, un enorme disonore per il brand rispetto alla propria storia, oltre che un segnale di debolezza rispetto alle rivali di sempre.