Quale futuro per Stellantis in Italia? I dubbi sono fortissimi, ma il nuovo accordo con il Governo Meloni cambia tutti gli scenari
C’era una volta la Fiat, ma oggi non più. Almeno non quella di un tempo. C’era una volta l’automotive italiano, che a Torino e provincia aveva un centro vitale, ma oggi è tutto profondamente cambiato e lo dimostrano le ultime mosse di Stellantis, anche se un accordo con il Governo Meloni è vicino e potrebbe ricambiare le carte in tavola.
Intanto però c’è la situazione occupazionale che preoccupa. Lo scorso ottobre Stellantis aveva raggiunto una intesa con i sindacati per circa duemila esodi volontari. Dipendenti vicini all’età della pensione ai quali era stata offerta la possibilità di lasciare volontariamente il lavoro. In cambio, pagamento dei contributi, Tfr, integrazione della Naspi e una somma come incentivo.
Ora però questo piano potrebbe coinvolgere circa 15mila lavoratori e lo conferma una mail arrivata nelle ultime ore. Il Gruppo offre incentivi alle dimissioni volontarie non solo ad operai ma anche ad impiegati che hanno almeno 25 se non 30 anni di contributi, ma sono ancora lontani dalla pensione. La proposta è di tre mensilità, ‘indennità di mancato preavviso e le tutele previste dalla legge, fino a 120mila euro, con un’offerta che scadrà il 31 dicembre.
Il problema di fondo è uno solo e non dipende esclusivamente da Stellantis. La rivoluzione elettrica voluta fortemente dall’Europa implica un taglio drastico della forza lavoro. Per produrre un’auto basta il 30% di personale in meno rispetto a quello attuale e in più servono competenze e preparazioni diverse da molte di quelle attuali.
Intanto gli stabilimenti ex Fiat si riciclano, nel vero senso della parola. Succederà dal 23 novembre in una vasta area della fabbrica torinese di Mirafiori (circa 55mila metri quadri). D’ora in poi sarà destinata allo smantellamento e al recupero delle componenti dei veicoli destinati ad una nuova produzione. Una dimostrazione di economia circolare per fare durare il più a lungo possibile tutti i pezzi vitali di un’auto.
Tutto questo significa che Stellantis sta smantellando in Italia per favorire la produzione in Francia e in altri Paesi più convenienti? Alcuni direbbero di sì, ma la situazione è in divenire. Lo scorso luglio il Gruppo, per bocca del suo ad Carlos Tavares, dopo un incontro con il l ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva preso un impegno: già dal 2024 assemblare almeno 1 milione di auto in Italia, elettriche o meno.
I colloqui nei mesi successivi sono andati avanti in realtà senza sbocchi concreti e annunci ufficiali anche se il governo non ha mollato la presa. Ora arriva l’anticipazione che siamo vicini ad una firma importante per il futuro dell’industria italiana.
L’esecutivo Meloni infatti sta per chiudere l’accordo con Stellantis che segnerà il rilancio della produzione in Italia. Ad anticiparlo è lo stesso ministro Urso con un messaggio inviato al ForumAutomotive. Ha confermato infatti che la firma sul protocollo d’intesa sta per arrivare e segnerà un punto fermo non solo per Stellantis ma per tutta la filiera dell’automotive. Perché a rischio ci sono migliaia di lavoratori dell’indotto.
Dopo l’accordo saranno organizzati tavoli comuni con i rappresentanti delle Regioni interessate dalla presenza di industrie legate all’auto e le organizzazioni sindacali. Tutto questo sarà possibile anche perché la Commissione Europea ha rivisto il testo sul regolamento Euro 7, aprendo alla possibilità di considerare alternativa all’elettrico, come i biocombustibili e gli e-fuel.
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