Il MotoMondiale ha avuto venerato moltissimi grandi campioni, ma c’è un periodo che ha reso alcuni piloti eterni e immortali.
Ciò che rende il motorsport magico è il fatto che dà modo di regalare emozioni uniche e indescrivibili, con la nascita di una serie di campionissimi che ogni anno sono in grado di dare vita a straordinarie battaglie. Anche in questo 2023 stiamo assistendo alla sfida tra Pecco Bagnaia e Jorge Martin, con questo duello che entrerà dritto nel mito delle due ruote.
C’è un periodo che ha però permesso al MotoMondiale di diventare sempre più noto e apprezzato nella storia e si tratta della mitica decade degli anni ’80. Fu un periodo importante, perché si iniziò ad avere molta più alternanza al vertice della Classe 500 rispetto al passato. Si era infatti abituati a lunghi domini, come i quattro titoli negli anni ’50 di Geoff Duke, seguiti poi da altrettanti di John Surtees fino all’inizio degli anni ’60. Poi il poker di Mike Hailwood e il dominio leggendario di Giacomo Agostini, fino alla nascita di una serie di fenomeni ancora oggi molto amati.
Gli anni ’80 del MotoMondiale: da Roberts a Gardner
In dieci anni sono stati ben 6 i piloti che in quel periodo riuscirono a vincere un Mondiale della Classe 500, l’odierna MotoGP. Mai nella storia un decennio ha avuto così tanta alternanza, con l’Italia che ha potuto lanciare diversi grandi piloti che sono entrati nel mito grazie alla Suzuki.
Kenny Roberts (1980)
Gli anni ’80 iniziarono con il trionfo dello statunitense Kenny Roberts, un mito assoluto che nel 1980 continuò il proprio dominio iniziato alla fine della decade precedente. Il suo successo lo portò così a quota tre titoli mondiali, tutti ottenuti con la Yamaha, ma quello del 1980 fu sicuramente il più sofferto.
Vinse le prime tre gare dell’anno in Italia, Spagna e Francia e così facendo poté allungare in classifica sulle fortissime Suzuki che alle sue spalle si davano battaglia. Propria questa alternanza alle sue spalle lo aiutò nella vittoria del Mondiale, ottenuta con quindici punti di vantaggio sul connazionale Randy Mamola.
Marco Lucchinelli (1981)
Dopo i grandi successi di Giacomo Agostini, l’Italia poteva tornare sul tetto del mondo con il ligure Marco Lucchinelli. La crescita della Suzuki dell’anno precedente era stata evidente, infatti fu una lotta tutta interna alla casa giapponese, con Roberts in Yamaha che non poté fare nulla per entrare nella battaglia.
Mamola fu ancora una volta un degno rivale, ma ancora una volta fu costretto al titolo di vicecampione del mondo, nonostante rimase in testa nella prima metà del Mondiale. La svolta per Lucchinelli avvenne con i tre successi tra Olanda, Belgio e Imola, permettendogli di superare il compagno di squadre e chiudere con 11 punti di margine in vetta al mondo.
Franco Uncini (1982)
Il 1982 fu un anno d’oro per l’Italia, con gli Azzurri di Bearzot che vinsero il Mondiale, la Ferrari che, pur dovendo vivere i drammi di Villeneuve e Pironi, vinse comunque il Mondiale costruttori e con Franco Uncini che trionfò nella Classe 500 del MotoMondiale, anche lui a bordo della Suzuki.
Si trattò di un anno dominato dal campione italiano, capace di imporsi in ben cinque delle prime otto gare e questo gli permise di prendere il largo nei confronti della Yamaha di Crosby e della Honda di Spencer. Un Mondiale dominato con ben 27 punti di margine sul secondo, ma solo il trionfo di una stagione.
Freddie Spencer (1983 e 1985)
“Fast Freddie“, così veniva chiamato, ha saputo rinverdire la grande tradizione di piloti statunitensi, con il suo legame con la Honda che fu davvero speciale. Dopo il terzo posto del 1982 si dimostrò in grado di dominare l’anno seguente, con le sue quattro vittorie nelle prime cinque gare dell’anno che lo lanciarono verso il titolo.
Nel 1985 divenne il primo pilota degli anni ’80 in grado di vincere ben due Mondiali della classe regina e lo fece con un dominio straordinario. La sua Honda volava in quella stagione e ottenne sette vittorie, tre secondi posti e un ritiro, in un anno che lo vide vincere anche in 250.
Eddie Lawson (1984, 1986, 1988 e 1989)
Non ci sono dubbi sul fatto che il più grande pilota degli anni ’80 sia stato il mitico Eddie Lawson. La sua Yamaha era in grado di volare e nel 1984 vinse con ampio merito il primo Mondiale, non andando mai al di sotto del quarto posto. Fu sempre a podio nel 1986, tranne per il ritiro in Olanda e dopo un anno di stop, tornò a trionfare.
Il terzo Mondiale con la Yamaha nel 1988 fu sicuramente molto sofferto, al termine di una splendida battaglia al vertice come Wayne Gardner. Alla fine fu l’ultima gara in Brasile a decidere l’anno in favore di Lawson che l’anno seguente passò proprio alla Honda, dove vinse grazie a una grande rimonta nel finale di stagione contro Wayne Rainey.
Wayne Gardner (1987)
Il sesto pilota che vinse il titolo mondiale negli anni ’80 fu Wayne Gardner, padre di Remy attualmente in Superbike. La stagione 1987 fu trionfale per lui, dopo essere diventato vicecampione l’anno precedente, riuscì a condurre nel migliore dei modi la sua Honda.
L’annata fu condita da ben sette vittorie stagionali, tre secondi e due terzi posti, il che gli diede modo di chiudere con venti punti margine sulla Yamaha di Mamola. Divenne così il primo australiano di sempre a vincere nella classe regina.