In casa Stellantis è stato necessario adeguarsi e prendere una decisione che inizialmente sembrava essere impossibile. Ora non è più possibile fare marcia indietro.
Ogni azienda si ritrova a dover ponderare ogni scelta, da quelle più piccole che riguardano i passi da fare a breve scadenza agli investimenti più ingenti, a maggior ragione se si tratta di una realtà importante che ha una lunga storia alle spalle. In questi casi da ogni azione può dipendere il destino di tantissime persone, anche se non sempre ogni imprenditore sembra tenerne conto, intenzionato a puntare soprattutto sui suoi interessi personali.
Nonostante questo, esistono comunque anche delle eccezioni. In un quadro come quello attuale, dove risulta essere difficile riuscire a panificare il futuro senza avere dubbi, ci sono delle realtà in cui si cerca di fare il possibile per scontentare meno persone possibili e provare a mediare. In casa Stellantis negli ultimi tempi si è stati però costretti a rivedere alcune decisioni che erano state prese, a conferma di come a volte alcune situazioni possano cambiare.
Stellantis: la scelta è stata inevitabile
La decisione presa da Stellantis non era inizialmente prevista, ma si è rivelata inevitabile quando si è capito che non si potesse fare altrimenti. A essere coinvolti sono i lavoratori statunitensi, che erano in sciopero da settimane per manifestare quanto si sentissero poco soddisfatti delle condizioni a cui erano costretti a dover sottostare.
Questo, inevitabilmente, ha generato problemi non da poco alla produzione, a maggior ragione in un periodo come questo in cui già da tempo a causa della difficoltà nel recuperare le materie prime i tempi di consegne erano già lunghissimi. Il gruppo, secondo quanto riporta il New York Times, è stato così costretto a sottoscrivere un accordo con il sindacato United Automobile Workers (U.A.W.), la Cgil americana, che ha portato alla firma di un nuovo contratto di lavoro (il precedente era scaduto il 15 settembre).
Sulla base di quanto emerso, l’intesa è quasi del tutto simile a quanto deciso da Ford solo pochi giorni prima. Si arriverà così a un aumento salariale del 25% distribuito su tre anni per tutti, oltre alla possibilità di fare salire la paga oraria massima per i dipendenti da 32 a 40 dollari l’ora in quattro anni e mezzo. Chi lavora almeno 40 ore settimanali riuscirà così a percepire circa 84 mila dollari l’anno.
Il peggio è alle spalle?
L’accordo sottoscritto, però, è bene precisarlo, è ancora parziale, per diventare definitivo è necessario che arrivi la ratifica da parte dei lavoratori iscritti all’U.A.W.. Tra gli aspetti positivi può esserci l’introduzione di un meccanismo che può essere ritenuto simile a quello della vecchia “scala mobile” italiana, che prevede che gli stipendi possano crescere in rapporto alla crescita dell’inflazione. Un elemento tutt’altro che di poco conto, visto che permetterebbe di sentire meno disagio se dovesse cambiare verso l’alto il costo della vita.
Riuscire ad arrivare a un’intesa era però più che mai necessario per bloccare i rallentamenti alla produzione registrati nell’ultimo periodo. I problemi principali riguardavano Ram e il suo pick up, che era tra i segmenti più apprezzati dagli americani. L’auspicio è che ora questo possa servire a sedare gli animi e a ridare respiro a un settore che è in sofferenza da tempo.