Un’intera nazione è riuscita nell’impresa di rapinare una delle aziende scandinave più famose con un’azione davvero sgradevole fatta alla luce del sole. La storia di come alcune Volvo sono state davvero “deportate” da una dittatura…
Un ladro di automobili e per definizione una persona che indossa un bel passamontagna, si arma di piede di porco ed apre un’automobile per toglierla al suo vero proprietario. Ma se questo è il termine terra terra per definire questo tipo di malvivente allora come si chiama una nazione che, interamente, deruba un marchio di centinaia di macchine senza pagare un Dollaro né scontare una singola conseguenza?
Per capire come sia possibile una cosa del genere, dobbiamo viaggiare nel mondo e nel tempo fino agli anni settanta e di preciso al 1974, anno in cui una Svezia molto fiduciosa nei progressi economici di quella che oggi è una delle dittature più povere della terra decise di siglare un rischioso accordo commerciale. Il paese dove opera Volvo, casa automobilistica che non necessita di presentazioni, iniziò a commerciale con la nazione quando era ancora possibile farlo.
Stiamo parlando della Corea del Nord, uno dei paesi più inaccessibili del pianeta: a causa di una dittatura attualmente retta da Kim Jong Un – l’unica necrocrazia al mondo in cui i cittadini sono costretti a venerare anche i leader morti con fervore maniacale – la nazione asiatica divisa dal conflitto avvenuto negli anni cinquanta può essere visitata solo da pochissimi turisti l’anno ed è sottoposta ad embarghi che le impediscono di commerciare quasi con tutti i paesi stranieri.
Ti pago più tardi!
Negli anni settanta comunque, la situazione non era così tesa e la casa Volvo decise di stipulare un accordo con il governo di Pyongyang per vendere al paese 1.000 Volvo 144, modelli appena usciti sul mercato soprannominati “carri armati” per la loro enorme solidità che il paese, dove molti cittadini si spostano in bicicletta o a piedi dato che le auto sono un vero lusso per pochi, aveva bisogno di usare come taxi per aumentare i trasporti pubblici ruotati.
Un vero patto col diavolo per l’appunto dato che nazioni rette da dittature come la Nord Corea sono rinomate per non saldare i loro debiti, basti pensare a cosa fece Saddam Hussein con l’Iraq invadendo il Kuwait per non pagare un debito di guerra: in ogni caso, dei 5 milioni di Dollari che spettavano al marchio svedese per la consegna delle auto avvenuta puntualmente non si vide mai l’ombra.
Ad oggi Volvo si trova nella surreale situazione di avere un intero paese che le deve dei soldi, con gli interessi che hanno portato il debito a 300 milioni di Dollari moderni, ma nessun modo per recuperare quel denaro. Nemmeno l’ambasciatore svedese in Corea del Nord ci è riuscito. E le auto? Oltre il danno, la beffa, i turisti segnalano che vengono ancora usate come taxi e stanno benone mentre qualcuna è stata comprata dagli ufficiali del partito comunista locale. Erano davvero dei carri armati, dopo tutto. E pure gratis.