Tutti conoscono le supercar più belle mai realizzate, mentre meno quelle più brutte della storia. Vediamo quali sono
Ogni vengono prodotte migliaia di supercar da alcuni dei più prestigiosi marchi dell’automobilismo. Ferrari, Lamborghini, McLaren, Porsche e Bugatti, tutte queste case automobilistiche sono le protagoniste del mercato proponendo ai clienti fuoriserie super apprezzate.
D’altronde, la loro tradizione gli permette di avere buone basi per proseguire un percorso di successo che nel loro caso va avanti da decenni. Oltre a queste, ci sono poi anche nuove firme che hanno saputo incontrare i favori degli esperti offrendo vetture di alta qualità sotto ogni profilo.
Altre volte, invece, le cose non vanno così bene. Di fallimenti nel mondo dell’auto, così come in ogni altro settore, ce ne sono diversi e in alcune occasioni sono stati tali da mandare a rotoli intere aziende che, pur di inseguire i loro obiettivi, hanno investito tutte le risorse finendo, metaforicamente, con un cumulo di polvere tra le mani già poco dopo la presentazione.
Auto che, pur presentando buone doti tecniche, deludono le aspettative dal punto di vista estetico. Anche l’occhio, del resto, vuole la sua parte e se nel caso delle case più famose è quasi sempre andata bene, in altre occasioni non è stato lo stesso, con le aspettative che non sono state rispettate già al primo sguardo.
Le supercar più brutte della storia: quali sono
Tra le auto più brutte troviamo la Maybach Exelero. Un mix di modernità e vintage che in parte ricalcava lo stile ben apprezzato dai clienti del marchio della Stella, ma che al contempo ha deluso le aspettative degli appassionati per un design che non ha convinto allora e non convince neanche oggi. Altro aspetto negativo, il suo prezzo, di ben 8 milioni di euro. Unica nota positiva le prestazioni, con una velocità massima di oltre 350 km/h raggiunti in occasione di un test.
Un’altra vettura non gradita dagli esperti è stata poi la Sbarro Autobau. Realizzata nel 2010 dal designer italiano Franco Sbarro, su richiesta di un pilota, l’auto presentava due prese d’aria scavate e due particolari rientranze sul davanti. Un progetto sicuramente originale ma che nei fatti non ha raccolto i consensi sperati.
Infine, chiudiamo con la giapponese Mitsuoka Orochi e la Weber Faster One. La prima, giapponese, aveva un aspetto che si discostava notevolmente dai canoni tradizionali, con una forma simile ad una qualunque altra vettura sportiva, ma con dettagli alquanto discutibili. La seconda, invece, è una supercar tedesca dalla velocità record di oltre 400 km/h. Il suo “peccato”, però, è stato l’avere un design che di apprezzabile ha ben poco da offrire. Spendere più di un milione e mezzo, questo il prezzo di quando venne introdotta nel mercato, non ne valeva la pena a giudicare da come è andata.