Come si possano ridurre in due rottami due icone dell’industria dell’Automotive è un mistero. Le immagini sono per cuori forti.
Ferrari e Lamborghini si sono sfidate a colpi di supercar, alzando l’asticella di anno in anno. La rivalità tra le due case emiliane nacque dopo un acceso dibattito tra Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini. Quest’ultimo era già molto noto, negli anni ’60, per la sua azienda di trattori. Dopo l’acquisto dell’ennesima Ferrari decise di andare a fare una visita al Drake.
Ferruccio si lamentò di un problema tecnico e cercò di spiegare come migliorare il prodotto. Il Commendatore di Modena non accettò di buon grado l’intromissione nei suoi affari dell’imprenditore e lo allontanò in malo modo. “Cosa vuole capire lei che produce solo trattori?” Non l’avesse mai detto. Ferruccio tornò a casa e decise di creare la sua prima automobile nel nuovo stabilimento di Sant’Agata Bolognese.
Il suo obiettivo era quello di costruire auto da corse perfette, ma per farlo aveva bisogno di uomini vicini al mondo del Cavallino. Già all’epoca la Rossa rappresenta il non plus ultra in termini prestazionali. C’era bisogno di un progetto che potesse subito fronteggiare il fascino e lo strapotere tecnico della casa modenese. A Sant’Agata Bolognese arrivarono l’ex Ferrari Giotto Bizzarrini, Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani.
L’imprenditore di Renazzo non badò a spese per il lancio della 350 GTV, ribattezzata così per il suo motore 3,5 L di cilindrata, ma il primo vero grande successo arrivò con la Miura. Persino Enzo Ferrari dovette ammettere la bellezza senza tempo della sportiva del Toro. La supersfida toccò vette ancor più elevate negli anni successivi con il lancio di supercar che avrebbero, per sempre, stravolto i canoni di bellezza estrema delle auto da corsa.
La Lamborghini e la Ferrari abbandonate
La Countach è tra le biposto più importante della storia della casa emiliana. Dalla matita di Marcello Gandini e dall’estro di Paolo Stanzani, arrivò sul pianeta terra una vettura spaziale nel 1971. L’impatto che ebbe non fu banale. Il primo prototipo fu lanciato in occasione del Salone di Ginevra e lasciò tutti attoniti. Le Lambo attuali sono ancora condizionate dalla stille aggressivo e spigoloso della vettura che potete ammirare in basso.
L’auto rappresentò croce e delizia per Ferruccio. Tra problemi finanziari e passaggi di proprietà fu prodotta sino al 1990, sostituita in seguito dalla Diablo. Il nome Countach non traeva origine da un noto toro, come tante altre vetture della casa emiliana, ma dall’espressione piemontese “contacc! “, come affermato all’epoca dallo stesso Gandini, che sta per “contagio”, “peste”, ma anche sinonimo di meraviglia. La prima versione era equipaggiata dal motore da 3.929 cm³ della Miura. La top speed dichiarata era di 315 km/h.
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La Ferrari rispose con la Testarossa che, non senza qualche polemica, rappresentò un’auto di rottura rispetto alla classicità sinuosa delle altre vetture. La Rossa, opera dell’azienda specializzata Pininfarina, è nota per le sue super griglie laterali. L’auto, equipaggiata con motore a V piatta di 180° montato in senso longitudinale da 4.9 L, aveva 390 CV per una velocità massima di 290 km/h.
Si tratta di vetture talmente belle ed iconiche che vederle ricoperte di polvere e detriti lascia una sensazione amara. Sembrano essere state totalmente dimenticate dai proprietari. Il video pubblicato su supercar.fails vi farà piangere il cuore.