Brutte notizie per le vittime delle “multe pazze”. Nonostante tutto dovranno versare l’importo stabilito. Ecco perché.
Sulla carta un Autovelox per essere definito legale deve essere stato omologato. Come stabilito dall’articolo 192, comma 2 del Codice della Strada, il giorno della sua installazione la ditta produttrice dovrà rilasciare un documento che ne attesti la messa in opera e il corretto funzionamento.
Questo, a sua volta, dovrà essere depositato agli uffici dell’Ispettorato Generale per la Circolazione e la Sicurezza Stradale. Il report prevede una relazione tecnica, una redatta dai laboratori che hanno analizzato il dispositivo e tutto quanto è stato utilizzato per provare l’utilità e l’efficienza dello stesso.
A dispetto di questa regola, in realtà lungo lo Stivale vi sono molti sistemi che non sono stati validati, eppure continuano ad essere utilizzati come tali. Ciò significa che continuano a provocare l’emissione di multe.
Per questo è stata recentemente proposta una revisione del CdS per quanto concerne l’articolo 142, comma 6, che regola la materia.
Di cosa si tratta? Da quanto si apprende dovrebbe prevedere una semplificazione e uno sveltimento del processo di approvazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che ad oggi ricorda quello di strumenti come il cronotachigrafo o l’etilometro.
Multe per Autovelox, così arriva la beffa per gli automobilisti
Come abbiamo detto l’omologazione deve arrivare il giorno stesso dell’installazione. In caso contrario le sanzioni dovrebbero risultare nulle. Per capirci, se si riceve la fatidica busta verde che attesta un eccesso di velocità, non si dovrebbe essere tenuti a pagare.
L’Autovelox è uno dei metodi più sfruttati dai Comuni per fare cassa, in quanto di sovente vengono posti in zone strategiche in cui l’errore è dietro l’angolo. Come abbiamo già spiegato, di recente il Consiglio dei Ministri ha previsto un alleggerimento della procedura di via libera stabilita dal Codice.
E qui c’è inghippo. Proprio questo intervento volto a rendere le maglie del regolamento più lasse, potrebbe portare ad un uso incontrollato di sistemi non approvati o comunque non a regola d’arte da poter fornire dati reali. Va da sé che se così dovesse essere il numero delle multe salirebbe in maniera vertiginosa, andando ad aumentare gli episodi già piuttosto frequenti che si verificano spesso nei piccoli centri, in cui i pochi abitanti arrivano a raccogliere caterve di sanzioni.
In secondo luogo non è da escludere la maggiore complessità a fare ricorso qualora ci si trovasse vittime di uno sbaglio. Se oggi infatti provando che un determinato dispositivo non ha ottenuto l’omologazione e di conseguenza non è in grado di soddisfare i requisiti funzionali e tecnici, si può ottenere la cancellazione della sanzione, il provvedimento potrebbe rendere un’impresa impossibile l’annullamento.
Molti cittadini si sono uniti chiedendo la standardizzazione degli strumenti di rilevamento della velocità dei veicoli e addirittura è stata fatta una petizione, nella speranza di ottenere più precisione nella rilevazione. Con una discrezionalità maggiore da parte dei singoli Comuni, la domanda che sorge spontanea è cosa succederà con gli apparecchi spenti che però nessuno sa che lo sono. Continuerà questa pratica anche ora che è stata messa mano alla normativa?