In una fase non particolarmente brillante della carriera di Hamilton, sorgono delle perplessità. Il parere severo di un ex di lusso.
Il suo destino sembrava essere spianato verso il record. Quella degli otto titolo iridati mai raggiunti da nessun altro, ed invece Lewis Hamilton si è resto protagonista di una battuta d’arresto. Tutto ciò che gli veniva facile, è diventato complicato e il mix esplosivo fatto da una Red Bull in crescita, un Max Verstappen finalmente solido e una FIA poco amica, ha posto fine, almeno per ora, al dolce desiderio di diventare il più grande di sempre.
Negli ultimi tempi è chiaro che la Mercedes abbia peccato di hybris. Troppo convinta delle proprie capacità, ha azzardato nel design del primo modello ad effetto suolo, mettendo in grave difficoltà i suoi piloti. Sia il #44, sia il giovane George Russell hanno faticato, e solo perché il più fresco della formazione è figlio di una generazione da videogame, il team è riuscito a non sprofondare.
Oggi sembrano lontani anni luce quei momenti in cui l’inno tedesco suonava non stop e per gli altri c’erano solo le briciole. L’attualità ci dice che se arriva un podio c’è già da festeggiare e in ogni caso il trend prestazionale è ancora poco costante.
Sebbene l’ultimo step evolutivo della W14 sia andato a buon fine, portandola ad essere la seconda forza in campo, l’appuntamento con la vittoria latita, facendo esaltare i detrattori, soprattutto quelli del 38enne, ridotto in un impasse che neppure lui poteva immaginarsi.
Abituato a trionfare, l’asso di Stevenage ha cominciato a zoppicare e anche la fiducia nella squadra ha iniziato a venire meno prestando così il fianco a chi già nutriva dei dubbi sulle sue vere abilità di corridore.
Tra gli scettici pure un certo Juan Pablo Montoya, grande promessa del Circus nei primi anni 2000. Parlando del quarto della generale piloti con 121 punti il colombiano ha insinuato il più classico e malizioso dei dubbi, quasi rimproverandogli di essere troppo saccente.
“Dice che gli austriaci avranno la meglio pure nel 2024, ma dimentica di quando era lui ad avere la supremazia assoluta. La domanda da porsi è se vinceva lui o lo faceva per via della macchina più in forma. Ad ogni modo all’epoca tutti erano felici per lui“, ha asserito a Marca, invitandolo a non commentare troppo e a concentrarsi sul suo lavoro.
A suo avviso la F1 è sempre stata questo, da quando esiste si sono verificati dei cicli che vanno rispettato. Finito il periodo al top di una scuderia, attacca quello di un altro. “Questo sport è sempre stato prevedibile. Una volta dominava Mercedes, una volta Red Bull, in altre occasioni la Ferrari. Adesso è di nuovo il turno di Milton Keynes e tutti si devono accodare“, ha concluso consapevole di come l’aspetto tecnico sarà costantemente preponderante in una disciplina dove ormai il mezzo conta molto di più di chi lo guida.
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