Cambia tutto per le automobili elettriche in vista del 2035? C’è una svolta che nessuno si aspettava. Ecco perché.
Tutte le aziende produttrici di automobili sono al lavoro in vista del 2035. Pianificazione del lavoro per il futuro, perché le care vecchie diesel e benzina ci saluteranno per lasciare spazio, o meglio per lasciare strada, all’elettrico.
Una scelta voluta e approvata dal Consiglio UE lo scorso marzo. Una decisione che però ha scatenato applausi e polemiche, tra chi ha apprezzato tutto questo e chi invece non è assolutamente d’accordo.
Ma incredibilmente non è detta l’ultima parola. Perché come abbiamo detto le polemiche non si sono certo fatte attendere, in Italia per esempio. Con il governo che ha espresso più di una perplessità, date soprattutto dai costi delle vetture a emissioni zero.
La più grande oppositrice però non è Giorgia Meloni, ma la Polonia, sì perché mesi fa si era opposta fermamente votando contro questa scelta. L’Italia, invece si era astenuta così come Bulgaria e Romania.
Da Varsavia non scherzano perché vogliono ricorrere alla Corte di Giustizia europea e qualcun altro potrebbe percorrere la stessa strada, in quella che si annuncia una lunga battaglia giudiziaria.
L’invettiva dalla Polonia e un ricorso traballante
Ne aveva parlato la ministra polacca per il clima e l’ambiente: Anna Moskwa. Che a un’intervista alla radio Zet aveva asserito coma la Polonia non fosse d’accordo anticipando la scelta della Corte di giustizia europea.
Oltre all’elettrico da Varsavia non erano d’accordo nemmeno sulla deroga agli e-fuel, mossa voluta dalla Germania. Dubbi anche sul Fit for 55 e la riforma dell’ETS, sullo scambio di quote di emissione. Ma anche sul fondo sociale per il clima, la Carbon Tax alle frontiere.
Tutto nasce dall’importanza dell’industria dell’automobile per la Polonia. E cioè il 10,5% della produzione industriale del paese, ben 153,42 miliardi di zloty, cioè 34 milioni di euro. Importante ovviamente per l’occupazione, con 202.700 che lavorano in questo ambito. Altri 124.700 nella produzione di macchinari, così come delle attrezzature.
In Polonia vengono prodotte 451.000 autovetture, di questi 202.000 veicoli commerciali oltre a 5.900 autobus. L’esportazione di tutto questo vale 28,7 miliardi. È ovvio che la Polonia non sia contenta perché il passaggio all’elettrico potrebbe cambiare tutto e mescolare le carte, con tutto quello che poi porterà sul piano economico e occupazionale.
Ci aspettano mesi incandescenti, ma stando al professor Alberto Alemanno dell’Università HEC di Parigi, esperto di diritto UE, tutto questo potrebbe finire con un buco nell’acqua. Le basi del ricorso non sembrano essere poi così solide.
Anche la Polonia, così come gli altri paesi, potevano modificare l’iter legislativo, cosa che la Polonia non ha fatto. E poi da Varsavia hanno disconosciuto l’organo giudiziario a cui si pensa adesso, quando nel 2019 la riforma del sistema giudiziario ha portato la Corte suprema polacca a non riconoscere più l’autorità della Corte di giustizia UE.