Un rider della classe di mezzo sogna di arrivare ai piani alti. L’ultimo gradino verso la gloria della MotoGP nasconde una dura realtà per i centauri della Moto2.
Le categorie minori del Motomondiale hanno perso un po’ di appeal negli ultimi anni. Gli anni d’oro della 250 sembrano, ormai lontanissimi, con la presenza di tanti giovani fenomeni nostrani che avevano anche una spiccata personalità. I piloti della Moto2 corrono su moto (tutte uguali) con motore Honda a 4 cilindri 600 cm³ a un motore Triumph a 3 cilindri 765 cm³ della Street Triple portato a circa 140 CV e circa 80 Nm di coppia.
Le prestazioni sono di tutto rispetto, raggiungendo una top speed di oltre 300 km/h. Gli sviluppi permettono al motore di avere un flusso d’aria più libero, avendo un numero più elevato di giri ed erogare una potenza massima di oltre 140 CV. Sono tutt’altro che moto facili da guidare, allenando i giovani verso il grande salto in MotoGP.
Riuscire ad arrivare in Moto2 già rappresenta un risultato tutt’altro che banale, considerati anche i costi proibitivi del Motorsport odierno. Purtroppo sempre più privilegiati tendono ad avere le opportunità per farsi notare nelle categorie che contano, ma senza l’opportuno talento non si fa comunque tanta strada. Vi sono ragazzi, anche di umili origini come Pedro Acosta, che riescono ad emergere grazie al supporto di grossi marchi e sponsor.
Per le famiglie medie è praticamente impossibile poter coprire l’investimento. Una carriera sulle due ruote richiede tempo e danaro e solo i migliori ce la fanno. Con il passaggio della 125 alla Moto3 e della 250 alla Moto2 sono anche a dismisura aumentati i costi. Tantissimi team hanno dovuto fare un passo indietro e anche i pagamenti dei piloti, con tutte le spese correlate al materiale tecnico, sono diventati un problema.
Moto2, questione di budget
Per tutti i team il budget deve essere ben investito per far fruttare un buon risultato. Basta un piccolo errore in pista e possono volare anche 200.000 € in un attimo. Ai tempi della 125 le cifre erano nettamente inferiori e con il leasing si poteva decidere di tenere la moto o cederla ad un altro team.
Probabilmente nel periodo storico attuale avremmo fatto fatica ad avere così tanti italiani protagonisti nella classe di mezzo. A volte i centauri preferiscono balzare direttamente dalla Moto3 alla MotoGP, per una questione principalmente di stipendi. Naturalmente è un discorso che non sempre produce effetti positivi. Basti pensare alla carriera di Darryn Binder, fratello minore di Brad, in pista per un solo anno in top class nella squadra satellite della Yamaha.
Gli stipendi dei piloti
C’è anche chi come Jack Miller, rider della KTM, ha ottenuto dei buoni risultati in MotoGP, arrivando ai piani alti in Ducati. In linea di principio per un pilota impegnato nella classe di mezzo l’obiettivo è cercare di arrivare ai piani alti il più velocemente possibile.
C’è chi riesce a strappare uno stipendio dignitoso nelle classi inferiori, come ha spiegato anche l’esperto giornalista Simon Patterson, ma sono in pochi. I migliori rider riescono a guadagnare all’incirca 100.000 / 150.000 € l’anno, ma il dato scende vertiginosamente per i piloti di fascia medio bassa che sperano di potersi finanziare una carriera con il giusto sponsor.
Gli stipendi in Moto2 non sembrano essere adeguati al contesto di primissimo piano della categoria. In MotoGP i piloti che guadagnano svariati milioni di euro possono affrontare con maggiore serenità la sfida mondiale. Lascia l’amaro in bocca pensare che tantissimi piloti facciano fatica a portare avanti una carriera in categorie importanti del Motomondiale, pagando per correre, e a volte rimettendoci talmente tanti soldi da mandare in bancarotta le famiglie.
Il Motorsport è costoso. Le squadre di primaria importanza, persino in F1, per far quadrare i conti devono strappare accordi di sponsorizzazioni seri. Per questo sono emersi i pay driver. Un tempo si faceva a gara tra le aziende top per mettere il proprio marchio sulle moto in pista, ma occorre pensare che solo i migliori riescono a gestire una situazione di pressioni tale da trovare la quadra nel weekend.
La maggior parte dei piloti deve giocarsi tutte le sue chance in pochissime stagioni, dopo aver investito una fortuna per arrivare a quei livelli e in alcuni contesti familiari. Tutto ciò si traduce in debiti e in pressioni sul ragazzo dalla mentalità non sempre matura, senza considerare gli infortuni. E’ tutto così variabile che occorrerebbe anche riflettere sulla deriva economica attuale delle categorie propedeutiche alla MotoGP.