E’ davvero possibile che ricaricare la propria auto elettrica possa rivelarsi pericoloso? La risposta in questo approfondimento.
Si tratta di un’operazione che prima o poi, volenti o nolenti dovremo imparare a fare tutti. Ovvero mettere a caricare un veicolo al 100% verde. Un’azione che in realtà non è difficile di compiere, ma che sta già creando qualche ansia tra gli utenti. La ragione, riguarda la violazione dei dati personali. Ebbene sì. In un’epoca 4.0, sulla carta attenta a sprechi e rispetto dell’ambiente, anche una semplice azione con fare il pieno di energia per la propria auto, potrebbe dare luogo ad una truffa.
Sotto accusa le colonnine pubbliche poste in strada o nei parcheggi dei centri commerciali, attraverso cui si comunicano le proprie generalità e le caratteristiche delle vetture. Hacker e personaggi pratici di informatica avrebbero tutto il materiale utile per infiltrarsi delle app che gestiscono il rifornimento, entrare nello smarthpone di chi la sta usando, e soffiargli tutti i contenuti.
Auto elettriche, quali rischi si corrono
Come ha messo in luce da HWG, una società specializzata in cyber security, devono prestare attenzione non solo i possessori di un EV, ma pure gli stessi costruttori, in quanto la pirateria potrebbe essere perpetrata ai danni del singolo, dell’automobile, ma altresì della Casa e di altri modelli analoghi. In particolare, potrebbero essere prese di mira le aziende, chiamate dunque a tutelare maggiormente le loro flotte, ed evitare che durante la fase di recharge venga bloccata l’intera rete. I danni non riguardano solamente le informazioni, in quanto attraverso le pratiche illecite potrebbero essere inviati dei virus.
Senza arrivare a tanto, i furbetti potrebbero semplicemente rubare l’energia, così da ricaricarsi gratis per un tot di volte. O peggio ancora accedere alle coordinate bancarie del malcapitato. Sotto questo profilo va messo in conto che il pagamento con carta espone a certi pericoli, in quanto malgrado il protocollo previsto imponga l’autorizzazione all’erogazione dell’importo, il sistema di per sé è aperto e dunque facile da manipolare da parte di terzi.
Come fare a tutelarsi
Per cercare di tutelarsi il più possibile, l’unico consiglio davvero utile è quello di appoggiarsi alla proprio punto domestico, piuttosto che a quello del luogo di lavoro. I cybercriminali sono solitamente meno attratti da queste postazioni.
Magari, prima di firmare il contratto con il fornitore prescelto, informarsi bene sugli standard di sicurezza garantiti e puntare su quello più severo, anche se necessario spendere di più. I provider hanno facoltà di attivare degli “scudi”, in grado di identificare e bloccare movimenti sospetti, magari partendo da credenziali corrette.
Purtroppo per noi non sempre sono sufficienti, poiché gli stessi criminali potrebbero, dopo averli studiati, individuarne le debolezze e progettare metodi a prova di blocco per accedere liberamente ai dati desiderati. Per questo motivo le compagnie dovrebbero aggiornare spesso questi escamotage protettive con nuove versioni.
Ultime raccomandazioni
Come detto, le strade per difendersi dai malfattori sono molteplici. Intanto chi gestisce il servizio di emissione della corrente deve cercare di adottare tutte le misure di sicurezza necessarie ad evitare ai propri clienti delle brutte sorprese. Dall’altro, lo stesso utilizzatore, dovrebbe sempre tenere aggiornate le app, così come i software delle proprie postazioni di riferimento che siano a casa, o in ufficio.
Un consiglio altrettanto valido è pure quello di non conservare le varie informazioni personali e i codici di accesso all’interno dello smartphone o del cloud, ma piuttosto preferire dei luoghi nascosti o comunque non immediatamente rintracciabili.
L’informatica è un campo in continua evoluzione, in cui chi è malintenzionato è sempre un passo avanti. Per questa ragione non bisogna farsi cogliere impreparati o adottare atteggiamenti naif che potrebbero metterci nei guai.