Le auto ibride sono molto gradite a chi deve acquistare un veicolo, anche per via di alcuni vantaggi in città. Ecco la situazione.
Il mondo delle quattro ruote di oggi è costituito da una serie di nuove tecnologie, con l’elettrico che rappresenta un futuro ormai molto vicino. Le auto ibride sono comunque quelle che vanno per la maggiore, visto che le vendite vanno molto bene negli ultimi tempi, anche per via di vari vantaggi che esse garantiscono.
Le auto ibride pagano meno di assicurazione, e soprattutto, possono permettere di circolare più liberamente all’interno delle grandi città. Tuttavia, non tutte queste vetture possono entrare nella ZTL o parcheggiare sulle strisce blu, ed oggi vi porteremo a conoscenza di alcuni esempi molto interessanti.
Auto ibride, ecco quali possono entrare in ZTL
In questo discorso legato alle auto ibride, è bene fare alcune differenziazioni che vanno in base alle varie aree. Per tutto questo, possiamo iniziare la nostra analisi a partire dalla città di Milano, ed in questo caso, ci sono ben tre zone differenti. Nell’Area C, che si trova attorno alla Cerchia dei Bastioni, dove c’è la ZTL, le ibride possono essere ammesse senza problemi e senza dover pagare alcun permesso, anche se devono sottostare ad una regola.
Infatti, occorre che esse siano ad emissioni di CO2 inferiori a 100 g/km. Invece, se esse le superano, dal primo ottobre dello scorso anno non possono più passare gratuitamente. In seguito, va anche detto che a Milano è presente un’Area B, che incorpora tutto il territorio comunale, ed in questa zona possono accedervi solo le auto elettriche al 100%.
Esse non devono neanche pagare il parcheggio sulle strisce blu, evitando così di pagare il famoso biglietto ogni volta in cui occorre posteggiare il proprio veicolo. Uscendo, per un attimo, dalla dimensione del capoluogo lombardo, possiamo prendere per esempio i dati che si riferiscono a tutto il territorio nazionale.
Nel nostro paese infatti, solo il 25,4% delle auto ibride ha libero accesso alle ZTL, ovvero una su quattro. Ovviamente, quando ciò è possibile, è necessario recarsi presso i luoghi specializzati e registrare il veicolo con la rispettiva targa, per poi ottenere il permesso specifico e circolare liberamente.
Ora vi sveleremo quelle che sono le città in cui i vari tipi di vetture ibride (anche se in base a varie regole) possono avere accesso senza pagare ulteriori spese: esse sono Andria, Arezzo, Bari, Bologna, Bolzano, Caserta, Catania, Chieti, Cremona, Foggia, Forlì, Frosinone, Macerata, Mantova, Massa, Messina, Napoli, Palermo, Parma, Pesaro, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Salerno, Sassari, Terni e Torino.
Ogni città ha le proprie regole precise
Come dicevamo in precedenza, tutte le città hanno delle specifiche regole riguardo all’accesso delle auto ibride nelle Zone a Traffico Limitato, e come proposto su “tomshw.it“, vi poniamo l’esempio di Terni. Nella città umbra, infatti, solo le ibride che sono state immatricolate dal 2014 in avanti, quindi le più moderne e che hanno meno emissioni inquinanti, possono essere ammesse.
Le emissioni, in questo caso, devono essere pari o inferiori a 120 g/km, mentre in quel di Torino occorre che l’immatricolazione dei veicoli richiedenti sia avvenuta a partire dal 2015 e che le emissioni siano di 110 g/km. Insomma, non è possibile stabilire una regola certa per le vetture ibride, ma è importante sottolineare che non tutti i proprietari possono avere libero accesso alle zone ZTL.
Pesanti sanzioni per chi non rispetta le regole
Se qualcuno entra in una ZTL, che si tratti di auto ibride o non, senza il permesso, può incappare in una sanzione pecuniaria che parte dagli 83 euro sino a salire a quota 332 euro, in base a quanto sancito dal Codice della Strada attualmente in vigore. Va però detto che se si prende una multa in ZTL non verranno mai sottratti punti sulla vostra patente di guida.
Se la multa viene pagata nei primi 60 giorni si paga il minimo dell’importo, mentre, se essi vengono superati, come avviene in molti casi, si sale a quota 166. L’importo massimo, ovvero i 332 euro, si raggiungono se la sanzione viene pagata a più di 90 giorni dalla notifica della multa. Ciò accade nei casi in cui magari viene contestata la sanzione pecuniaria, ovvero si fa ricorso, e con i tempi che si allungano c’è il serio rischio di superare i tre mesi dalla notifica.