La Ducati Desmosedici è una delle più grandi motociclette mai realizzate, ma perché la casa di Borgo Panigale le ha dato questo nome?
La Ducati è diventata in questi ultimi anni la più importante tra le aziende legate al mondo del motociclismo in Italia e non solo. I successi di Nuvola Rossa non si sono più limitati al mercato, ma si sono ampliati sempre di più anche nel mondo delle corse grazie alla Desmosedici.
La Desmosedici che abbiamo imparato ad amare già dai tempi di Casey Stoner nel 2007 e ora con Pecco Bagnaia è nata nel 2003. L’idea venne portata avanti da un gruppo di ambiziosi ingegneri che vedevano in questo progetto un brillante futuro.
Prima di tutto alla guida tecnica vi era l’ingegnere Filippo Preziosi, con quest’ultimo che ha dato seguito a una collaborazione con Alan Jenkins e con Claudio Domenicali, allora amministratore delegato del reparto Corse.
Fin dai suoi esordi ha dimostrato di essere una vettura estremamente potente, ma allo stesso tempo non era per nulla semplice riuscire a guidarla. La motivazione era dettata da un’aerodinamica e da un assetto che non permetteva di essere facilmente guidabile.
Molti però si domandano perché si sia chiamata proprio “Desmosedici” e la motivazione è legata al fatto che indica il suo motore unico. In tutto il MotoMondiale infatti non esiste un’altra vettura che presenta una distribuzione complessiva di tipo desmodromico con sedici valvole.
Facendo dunque una crasi di quest due parole ne è venuto fuori appunto il termine “Desmosedici” il che sta a significare come la Ducati anche in questo campo sia unica.
Tutto cambiò però nel 2014 perché da quell’anno la Ducati Desmosedici si affidò all’ingegner Luigi Dall’Igna e finalmente la moto è diventata molto più stabile. Già nel 2022 è stata evidente la superiorità della motocicletta e nel 2023 sembra essere ampiamente confermata.
Al suo interno presenta un motore da 1000 di cilindrata e con ben 230 cavalli, il che le permette di poter superare in rettilineo i 350 km/h. Il cambio prevede complessivamente sei marce e i freni sono a doppio disco in carbonio realizzati dalla Brembo.
La potenza è comunque nettamente migliorata rispetto al passato, tanto è vero che nel 2010 la Ducati GP10 presentava solo 200 cavalli, con la cilindrata che era di 800 cc. Insomma una crescita sostanziale che è derivata dal grande lavoro ingegneristico a Borgo Panigale.
Le grandi novità non sempre riescono a pagare fin da subito e la Ducati Desmosedici ha sofferto moltissimo all’inizio della propria avventura nel MotoMondiale, ma ora sembra finalmente pronta per poter aprire un ciclo vincente.
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