Si diffondono a macchia d’olio le e-bike, ma occorre prestare molta attenzione alle contravvenzioni. Alcune multe possono essere salatissime.
Il boom delle e-bike sembra inarrestabile. Gli incentivi dedicati alla realizzazione di nuove infrastrutture e il bonus mobilità hanno dato un bel boost alla diffusione capillare delle biciclette elettriche. Il trend ha registrato il primo forte rialzo nel 2019, segnando un aumento record. In quell’anno furono vendute circa 195.000 e-bike in Italia con una crescita del 13% rispetto all’anno prima.
Per fare un parallelismo di diverso genere, si è trattato di un incremento secondo solo alla crescita dei volumi di vendita dei telefonini negli anni ’90/’2000. Nel primo anno della pandemia da Covid-19, nonostante le limitazioni, il mercato non si è arrestato. Anzi si è registrato un ulteriore incremento del 20% rispetto al 2019, toccando la soglia di 250.000 e-bike vendute.
Le E-bike, le E-city e le E-trekking hanno rappresentato quasi il 50% delle vendite totali, dando una iniezione di fiducia immensa ai produttori che avevano investito nel settore. L’impronta green ed ecologica delle biciclette con batterie ha trasmesso una ulteriore spinta. Va anche detto che la produzione e lo smaltimento delle batterie risulta tutt’altro che eco, e, sul piano ambientale, avrebbe potuto anche evitarsi.
Nella logica degli “ecologisti progressisti” l’E-bike fa tendenza, abbracciando uno stile di vita più eco-sostenibile e consapevole. Di sicuro ha rappresentato una valida alternativa a due e quattro ruote o mezzi pubblici. Negli spostamenti quotidiani, specialmente in alcune realtà, sono molto comode. La versatilità rappresenta un punto di forza, tuttavia vi sono anche dei rischi connessi.
Con la crescita esponenziale in tutto il mondo delle E-bike sono aumentate anche le problematiche. In Italia le Mountain Bike hanno attirato di più rispetto al Nord Europa con City e Trekking al primo posto. Ciò vuol dire che gli italiani concepiscono la bici elettrica, principalmente, come divertimento per qualche gita fuori porta. Non è raro, specialmente per chi compie delle consegne, vederle nella versione urban nelle nostre principali città. Sempre più spesso questo mezzo è usato per spostamenti quotidiani, oltre a gite fuori porta o vacanze alternative.
Molti, però, modificano qualche componente per trarre prestazioni più elevate. Il fenomeno delle E-bike truccate è molto diffuso, come si evince dal decreto Infrastrutture del 15 giugno 2022. In tantissimi modificano l’assistenza del motore oltre i 25 km/h. L’art. 50 del CdS prevede che le biciclette a pedalata assistita montino un motore con potenza non superiore ai 250 W e che, una volta raggiunta la velocità massima di 25 km/h, il ciclista deve proseguire solo con le sue forze.
E’ previsto che “chiunque fabbrica, produce, pone in commercio o vende velocipedi a pedalata assistita che sviluppino una velocità superiore a quella prevista dal comma 1 è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.084 a euro 4.339. Alla sanzione da euro 845 ad euro 3.382 è soggetto chi effettua sui velocipedi a pedalata assistita modifiche idonee ad aumentare la potenza nominale continua massima del motore ausiliario elettrico o la velocità oltre i limiti previsti dal comma 1”.
Le disposizioni prevedono, inoltre, che il conducente sarà soggetto alle sanzioni combinate previste dall’articolo 97 (da 158 a 635 euro), dall’articolo 171 (da euro 866 a euro 3.464) e dall’articolo 193 (da euro 866 a euro 3.464 anch’esso). In totale, dunque, un ciclista che “trucca” la sua E-bike rischia una multa da un minimo di 1.890 euro ad un massimo di 7.563 euro.
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