Il giocatore simbolo del Grande Torino non avrebbe potuto scegliere Alfa Romeo migliore per la sua straordinaria esperienza di guida.
Per chi non conoscesse uno dei numeri 10 più forti della storia del calcio italiano, occorre tornare alla mitica epoca del Grande Torino, una delle formazione più iconiche di sempre. Mazzola era l’uomo simbolo di quella squadra, in grado di conquistare cinque scudetti consecutivi e una Coppa Italia.
Il nativo di Cassano D’Adda, nel Ricetto, divenne anche capitano della Nazionale italiana per un paio di anni. Su figlio Sandro è diventato uno straordinario interprete del mondo del calcio, ereditando il talento cristallino di suo padre. Valentino iniziò a giocare nel ruolo di mezzala sinistra, specializzandosi in quel fazzoletto di campo e diventando uno dei calciatori più famosi al mondo degli anni ’40.
Le origini erano umili. Suo padre, operaio all’ATM, fu licenziato a causa della crisi del 1929. Poco più che bambino Valentino dovette farsi carico della famiglia, portando un piccolo stipendio a casa. Trovò impiego prima come garzone di un fornaio, poi, a quattordici anni, al linificio di Cassano d’Adda. Suo padre fu investito da un camion e morì nel 1940.
Per molti è stato considerato uno dei giocatori italiani migliori in assoluto, avendo ottenuto una fama mondiale. Lo spirito dell’uomo Mazzola era immenso. Salvò la vita a un suo compaesano di quattro anni più giovane che stava annegando nelle acque del corso d’Adda. Quel ragazzo era Andrea Bonomi, futuro calciatore e capitano del Milan. Il legame con l’Alfa Romeo iniziò molto presto.
Tulen, questo il suo soprannome da ragazzino, iniziò a tirare i calci ad un pallone nella squadra Tresoldi. Un suo compaesano, collaudatore allo stabilimento dell’Alfa Romeo di Milano, gli diede la possibilità di cominciare a lavorare da meccanico, riservandogli un posto nella squadra aziendale. All’epoca i calciatori non erano considerati ufficialmente professionisti e svolgevano altre attività per arrotondare lo stipendio.
Mazzola, in seguito, divenne il giocatore copertina del Grande Torino. Il 4 maggio 1949, in quella sciagura aerea nota come la tragedia di Superga nella quale l’intera squadra perse la vita, l’Italia perse un gruppo di uomini straordinario. Il principe Ali Khan, nato a Torino e grande tifoso di calcio, si unì al lutto della squadra, capitana da Valentino Mazzola. L’Alfa Romeo rappresentò, ancora una volta, un marchio che legò diverse vite.
Dall’ing. Gobbato a Valentino Mazzola e coloro che come Khan, avevano apprezzato in particolar modo l’Alfa Romeo 6C 2500. Il modello era l’evoluzione delle 6C 2300 e 2300 B, svelate nel corso degli anni ’30. Un’auto meravigliosa con sospensioni posteriori a barre di torsione ed ammortizzatori telescopici. La vettura aveva un impianto frenante all’avanguardia e rifiniture speciali per l’epoca. Non a casa era per pochi privilegiati.
La firma Battista “Pinin” Farina fece la differenza anche per la nascita della Freccia d’Oro. La vettura premiata al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este potete osservarla nel filmato del canale YouTube Bonfanti Garage – vintage car experts. Una bellezza senza tempo, in grado di ammaliare persino il Re Farouk d’Egitto e il Principe Ranieri III di Monaco. La star Rita Hayworth avrebbe raggiunto il Principe Ali Khan, suo futuro sposo, a bordo di una 6C 2500 Cabriolet Pinin Farina. Il matrimonio fu posticipato proprio a causa dello schianto di Superga.
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