Se credete che un giovane centauro di Moto3, in rampa di lancio per arrivare in Moto2 e MotoGP, riceva uno stipendio da favola vi sbagliate di grosso.
Per raggiungere i più alti livelli del Motomondiale occorre avere delle skill fuori dal comune. La maggior parte dei ragazzi, infatti, farebbe fatica ad adattarsi ai sacrifici che comporta una vita di un pilota. Tutto passa da una selezione molto serrata già nelle primissime categorie minori, propedeutiche alla Moto3. Per quello che richiede oggi il Motorsport serve già essere super maturi da bambini.
Servono grossi investimenti per finanziare il sogno di un giovane centauro. E’ raro che vi sia il desiderio di emergere di un bambino che, a stento, riesce a comunicare ai propri genitori i suoi giochi preferiti. Sono, solitamente, i padri a spingere i ragazzi sulle minimoto. Campioni leggendari come Valentino Rossi e Marc Marquez hanno iniziato a gareggiare in tenerissima età, anche grazie al sostegno di genitori che li hanno accompagnati sulle piste in giro per l’Italia, per l’Europa e poi per il mondo.
Senza tanti giri di parole, se non siete ricchi, oggi come oggi, è meglio non indebitarvi per finanziare la carriera di un ragazzo. In una nostra intervista esclusiva a Tuttomotoriweb, Paolo Simoncelli spiegò che un tempo, almeno sino a 14 anni, le spese erano contenute sulle minimoto. Oggi, invece, anche prima del compimento di quell’età i giovani partono alla volta della Spagna per prendere parte a categorie delle due ruote costose e che non assicurano alcun tipo di compenso.
Solo i migliori ce la fanno e, a volte, riescono ad emergere subito nella RB Rookies Cup, vera e propria vetrina che consente ai migliori di trovare posto nella Moto3. Ricapitolando per riuscire ad arrivare nel Motomondiale occorrono tanti soldi, sacrifici e un talento sconfinato. A volte qualche aggancio non guasta, non a caso tanti ragazzi provengono da famiglie già addentro al mondo dei motori.
La difficile realtà della Moto3
Con il passaggio dalla 125 alla Moto3 la categoria è diventata ancor più costosa. I centauri corrono tutti sono moto potenti con motori da 250 cm³ 4T Monocilindrico aspirato con un pistone tradizionale con un diametro massimo di 81 millimetri che garantisce una potenza tra i 55 e i 60 cavalli. La velocità massima che possono raggiungere questi mezzi è di 250 km/h. Lo spettacolo negli anni ’90 e 2000 della 125 era molto differente.
C’era una grande attenzione per le classi minori, anche perché erano presenti centauri straordinari che, grazie ad una spiccata personalità, erano riusciti già a diventare dei veri e propri personaggi nel Motomondiale. Oggi il fascino nella classe minore del Motomondiale, forse non è più lo stesso, perché i piloti cercano di velocizzare i tempi per arrivare in MotoGP nella speranza di guadagnare stipendi da favola.
C’è chi come Marc Marquez, 8 volte campione del mondo, percepisce 14 milioni di euro all’anno, ma anche i centauri ufficiali di Yamaha, Ducati, KTM e Aprilia non se la passano male. In linea generale solo i piloti di MotoGP possono permettersi il lusso di affrontare con grande serenità una stagione dispendiosa e ricca di gare, tuttavia nelle categorie minori c’è da soffrire.
Gli sponsor, ad esempio, preferiscono investire in top class piuttosto che nella Moto3. Di conseguenza i piloti che vogliono sperare di riuscire ad arrivare ai massimi livelli devono autofinanziarsi e tutto ciò richiede un livello di finanze molto elevato. Bisognerebbe fare un passo indietro per riportare anche le cifre generali ad un livello più umano.
Gli stipendi dei piloti
Secondo un’indagine condotta da Speedweek le squadre presentano un costo per pilota di circa 245.000 €, così spalmati: la ciclistica della moto si aggira intorno agli 85.000 €, 60.000 se ne vanno per i motori, più 20.000 per le spese relative ai test invernali. Fare un computo poi sugli eventuali danni da incidenti in pista è molto difficile perché molto dipende dall’andamento del campionato.
Secondo l’esperto Simon Patterson il Motomondiale i giovani piloti migliori guadagnano all’incirca 100.000 / 150.000 € l’anno ma non a tutti va così bene. Non a caso vi sono i pay driver che riescono a contribuire ai bilanci delle squadre attraverso patrimoni personali o sponsor importanti. La questione, ovviamente, non riguarda solo il Motomondiale ma anche altre categorie del Motorsport, a due e quattro ruote.
Solo dei privilegiati figli di papà possono consentirsi la possibilità di resistere anni nel Paddock senza vittorie. Purtroppo nel Motorsport non piovono soldi dal cielo come accadeva nei tempi addietro e, a meno che non siete dei fenomeni, risulta difficile immaginare una “cavalcata ben retribuita” sino ai piani alti.
Vi sono le dovute eccezioni, ma persino un fenomeno come Pedro Acosta, vincitore al primo anno della Moto3, e oggi ricoperto di sponsor nella classe di mezzo, dichiarò al magazine Motorcycles Sport di esserci autofinanziato nella prima fase di carriera (grazie agli sforzi del padre) e solo dopo aver ottenuto risultati importanti ebbe la possibilità di poter dare seguito al suo percorso sulle due ruote negli step successivi. Persino nella Red Bull Rookies Cup fu costretto a pagarsi i viaggi e parliamo di uno dei giovani più promettenti del panorama mondiale delle due ruote.