La Red Bull pare avere un vantaggio enorme sui rivali, ma c’è ancora un fattore che preoccupa i campioni. Ecco di cosa si tratta.
Questa Red Bull è una macchina perfetta, anche se dall’Olanda c’è qualche preoccupazione che riguarda il discorso affidabilità. La RB19 è forse la ciliegina sulla torta della carriera di Adrian Newey, un mezzo che interpreta nel migliore dei modi l’effetto suolo e la capacità di viaggiare incollata all’asfalto.
Max Verstappen e Sergio Perez, dal canto loro, la stanno sfruttando nel migliore dei modi, e pare davvero poco credibile che qualcuno li riesca ad impensierire. Nelle ultime ore sono circolate anche alcune nuove indiscrezioni, relative a quello che dovrebbe accadere sulla pista di Baku.
Come era stato anticipato mesi fa, la Red Bull potrebbe presentare un pacchetto di aggiornamenti che dovrebbe valere circa un paio di decimi, che in F1 sono un bel guadagno. Nelle prossime righe, vi riporteremo quelle che sono le uniche problematiche riscontrate in questo inizio di campionato.
In casa Red Bull l’unica problematica che si è riscontrata in queste prime gare è stata l’affidabilità, anche se non stiamo di certo parlando di cose simili a quelle dell’inizio della passata stagione. Max Verstappen ha dovuto rinunciare alla pole position in Arabia Saudita per un problema al semiasse, che lo ha costretto a scattare dal quindicesimo posto.
Il campione del mondo ha comunque rimontato agevolmente sino alla seconda piazza, dietro a Sergio Perez. Le voci che circolano nel paddock ci parlano di una RB19 che in Australia non ha mostrato tutto il proprio potenziale, proprio per cercare di minimizzare al massimo il rischio di rotture.
Anche la telemetria che abbiamo avuto modo di studiare dopo la gara ha confermato che la Red Bull non era al massimo, con delle curve di potenza molto meno marcate rispetto alle tappe inaugurali. L’impressione è che la power unit Honda avesse nel taschino ancora una decina di cavalli, che in F1 una bella differenza la possono fare.
Il tema affidabilità è ancora acceso, ma a questo punto entra in ballo il fattore avversari. La Ferrari, così come la Mercedes e l’Aston Martin, dovranno portare in pista sviluppi pesanti per cercare di farsi sotto, in modo da costringere la RB19 a spingere ancor di più, sperando in qualche problema o rottura. Chiaramente, si tratta di scenari che appaiono molto lontani dalla realtà, perché quando il distacco è così ampio anche un recupero di mezzo secondo può cambiare ben poco le carte in tavola.
Pensare che la RB19 di Melbourne non fosse al massimo, come vedremo in seguito, è comunque un chiaro allarme, dato che Verstappen stava controllando la corsa senza alcun problema, con un vantaggio di oltre 10 secondi sulla concorrenza nel momento in cui è entrata la Safety Car finale.
Se sin qui abbiamo parlato di un problema che aleggia attorno alla Red Bull, è bene ora sottolineare quello che è un aspetto drammatico per la F1 e per tutti i rivali. La RB19 è di almeno un anno avanti rispetto alla concorrenza, ed è riuscita a scavare un solco che difficilmente potrà essere chiuso in tempi brevi, ma anche nel prossimo biennio.
Pensare che questa vettura stia trattenendo del potenziale è un monito per la concorrenza, e non può che far allarmare l’organizzazione per ciò che riguarda un dominio che non sembra poter avere fine. In Australia abbiamo assistito alla gara in cui le vetture di Adrian Newey sono state meno dominanti in assoluto in questa stagione, ma c’è stato un momento che ha fatto capire bene come stanno le cose.
Dopo la prima bandiera rossa, la gara era comandata dalla Mercedes di Lewis Hamilton, seguito da un ben più veloce Max Verstappen. Nel tratto che è stato modificato lo scorso anno e sul quale è stata aggiunta la nuova zona DRS, l’olandese ha superato il rivale con un vantaggio di velocità massima pari a 36 km/h, un delta allucinante e che tutti gli altri non hanno quando aprono l’ala mobile.
Un altro dato che ci fa capire bene la situazione è quanto accaduto poco dopo, durante la percorrenza del terzo settore della pista australiana. A parità di gomma Dura, di benzina e di ogni condizione, il campione del mondo in carica ha guadagnato qualcosa come quasi due secondi in un tratto molto breve, di cui solo un paio di decimi grazie all’apertura del DRS che portava verso la curva Ascari.
Questo è un dettaglio che non va sottovalutato, e che ci fa capire che quando nel team di Milton Keynes vogliono, possono fare una differenza a dir poco atroce. L’affidabilità può essere l’unico neo, ma è chiaro che gli altri devono fare un miracolo per cercare di colmare l’imbarazzante differenza tecnica che si è creata.
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