Il centauro napoletano con un lungo trascorso nel Motomondiale ha ricordato il grande Marco Simoncelli, scomparso il 23 ottobre del 2011.
Due grandi amici che si allenavano insieme per puntare ad arrivare ai massimi livelli del Motomondiale. Raffaele De Rosa è nato il 25 marzo 1987 a Napoli e ha debuttato nel campionato italiano Velocità – classe 125, dopo aver iniziato con gli scooter. Nelle prime due corse non riuscì a strappare dei punti.
A 16 anni partecipò per la prima volta ad una intera stagione motociclistica nel campionato Europeo. Ancora minorenne dimostrò di avere una velocità innata e, senza particolari timori reverenziali, si lanciò in sella alla Honda del team Angaia Racing nel Gran Premio di Gran Bretagna, in sostituzione di Markéta Janáková nella classe 125. Per il campano il 2004 fu un anno importate con la partecipazione anche al campionato italiano ed europeo.
Nel 2005 disputò la prima annata da titolare nel Motomondiale, firmando per l’Aprilia. Nel team Matteoni Racing chiuse con tredici punti, grazie ai piazzamenti in top 15 in Italia, Germania, Australia, Qatar e Valencia. La sua miglior performance la registrò a Philip Island con l’undicesimo posto. Nella stagione successiva migliorò la sua ventitreesima posizione, arrivando, nella squadra Multimedia Racing, insieme a Pablo Nieto e Vincent Braillard, sedicesimo in graduatoria mondiale con 37 punti.
Nel 2007 trovò spazio nel medesimo team ma non andò oltre il sedicesimo posto in classifica. A quel punto gli si presentò la possibilità di correre, nella stagione successiva, nel team Onde 2000, con Pablo Nieto quale compagno di squadra, e non perse l’occasione di marcare una pole position in Italia. L’annata fu, comunque, deludente e Raffaele decise di provare il grande salto nella classe di mezzo.
L’amicizia con Marco Simoncelli
Fu proprio nella 250 che i due si diedero battaglia ed ebbero l’opportunità di conoscersi meglio. Marco era già una stella nascente del motociclismo italiano. Sempre sorridente e disponibile con tutti, SIC faceva impazzire le folle per il suo carattere spontaneo. Allegro una volta sceso dalla moto, quando abbassava la visiera diventava un mastino pronto a mordere.
Le battaglie a quei tempi, nella classe di mezzo, erano straordinarie. Marco si è laureato campione del mondo con la Gilera in 250 nel 2008 e decise di proseguire ancora un altro anno per provare a tenersi stretta la corona. In un’annata in cui in pista c’erano talenti italiani come Marco, Pasini, Locatelli, ma anche come il campione Aoyama, Aleix Espargaró, Hector Barbera, De Rosa si fece notare.
Per la prima volta il napoletano provò la gioia del podio nel Motomondiale, arrivando terzo a Phillip Island e ripetendosi a Valencia, nell’ultimo atto del campionato 2009. Chiuse la stagione con la Honda al sesto posto. Le ultime due annate nella classe di mezzo non furono in linea con gli obiettivi. Girovagò tra Tech 3, Moriwaki, FTR e Suter ma senza trovare più il team giusto che credesse nel suo potenziale.
Il ricordo commosso di Raffaele De Rosa
Il centauro napoletano, dopo aver lasciato il Motomondiale, ha trovato spazio in Superstock 1000 FIM Cup in sella alla Ducati 1199 Panigale R del team Althea Racing. Terminò la stagione al terzo posto, ma affilò le armi per l’annata successiva. Il 16 ottobre 2016 si aggiudicò la Superstock 1000 FIM Cup con quattro punti di vantaggio sul suo diretto avversario, l’argentino Leandro Mercado.
Dopo la partecipazione in Superbike, De Rosa è diventato un punto fermo della Ducati nel campionato Supersport. L’obiettivo della casa di Borgo Panigale è festeggiare il titolo nel 2023 anche in questa entusiasmante categoria. Tornando a Marco Simoncelli, in una intervista esclusiva rilasciata i microfoni di Tuttomotoriweb, ha ricordato con commozione il campione 2008 della classe di mezzo.
“Marco era spontaneo, era così come lo si vedeva in TV – ha annunciato De Rosa – Spesso è capitato che ci siamo allenti insieme. Spesso ero a casa di Paolo e a casa di Marco. Ne abbiamo fatte tante insieme. La cosa bellissima è che era fondamentalmente un buono. Dedicava tempo alla famiglia, all’amico. Sicuramente non era una persona egoista che nel nostro sport, a volte, è quasi inevitabile. Noi ci concentriamo, stiamo nel nostro mondo e ci alleniamo tutti i giorni. Cerchi di fare sempre le stesse cose, mentre su questo punto di vista Marco era un po’ diverso da tutti”.