Il Gran Premio d’Australia ha messo in mostra tutte le lacune della F1 attuale. Ci sono state tante polemiche, ma tante altre vi saranno nel prosieguo del campionato.
Se la categoria regina del Motorsport ha intrapreso una strada senza uscita, basata su uno show falsato e costruito a tavolino, difficilmente, si ritorneranno a vivere emozioni autentiche. I puristi della F1 faranno sempre fatica ad accettare questa deriva, ma tanti altri di una nuova gen, cresciuta a pane e Netflix, sembrano ben contenti del trambusto di Melbourne.
Se sugli spalti vi fossero stati tifosi esperti di Motorsport, probabilmente, sarebbero piovuti fischi, per non dire pomodori in occasione della ridicola parata all’ultimo giro. Negli anni targati LM è emersa la moda dilagante di fermare le gare con bandiera rossa, anche quando sarebbe necessaria una banale Safety Car. Tutto questo per provare a rianimare i fan con una nuova partenza. Il sistema, costruito ad hoc alla prima occasione utile, genera un clamoroso danno alla credibilità dell’evento stesso.
La gara viene fermata a tutto vantaggio degli inseguitori, mentre il pilota in testa alla classifica, dopo aver accumulato una distanza di sicurezza, rimane fregato. La sfida viene stravolta, mettendo a rischio i driver con nuovi spegnimenti di semafori. I più ingenui credevano che il problema fosse relativo alle scelte dell’ex direttore di gara Michael Masi. Per l’intera stagione 2021, caratterizzata dal duello tra Hamilton e Verstappen, l’australiano aveva optato, in nome di una presunta sicurezza, per l’esposizione compulsiva di tante bandiere rosse.
Più che spettacolo si è creato un gran casino in pista con incidenti e polemica per le standing start. Tornando all’ultima tappa di Melbourne i direttori di gara attuali che hanno preso il posto di Masi non hanno dimostrato di essere più illuminati dell’australiano, rimosso dal suo incarico al termine del 2021. Gli incidenti sono una conseguenza di scelte insensate.
Melbourne 2023, una brutta pagina per la F1
In occasione del primo incidente di Alexander Albon sarebbe potuta essere esposta una Safety Car. Le auto si sarebbero incolonnate per diversi giri, in attesa di una pulizia della pista. Non vi erano state ripercussioni gravi alle barriere, unico reale senso che potrebbe spingere i commissari a interrompere una gara. Subito diversi piloti si sono lamentati, via radio, delle scelte della direzione gara. Il peggio è arrivato nelle fasi conclusive del Gran Premio.
Carlos Sainz e George Russell, in occasione della prima bandiera rossa, si erano fermati pochi minuti prima ai box per la sostituzione delle mescole, scivolando in classifica nelle retrovie. A quel punto per regolamento con una bandiera rossa tutti i piloti possono essere messi nelle stesse condizioni con mescole nuove e, di fatto, lo spagnolo e l’inglese hanno dovuto ricostruire la gara per poi subire una beffa atroce. Una domenica da dimenticare per Sainz.
L’ex driver della Williams ha alzato bandiera bianca per un problema alla PU della sua Mercedes W14, mentre Carlos Sainz è risalito ai piedi del podio alle spalle di Max Verstappen, Lewis Hamilton e Fernando Alonso. La toccata improvvisa di Kevin Magnussen della Haas contro le barriere ha generato la seconda red flag della domenica. La scelta più opportuna sarebbe stata una virtual safety car per rimuovere la gomma del danese. In quel caso ad una velocità ridotta e con l’indicazione di commissari presenti in pista per rimuovere detriti i piloti avrebbero rallentato.
Dati eloquenti all’Albert Park
La red flag, invece, ha generato una nuova partenza da fermo ed un caos totale. A farne le spese sono state le due Alpine di Gasly e Ocon, oltre al figlio d’arte del Matador, reo di aver colpito in pieno alla partenza Fernando Alonso. A quel punto la gara è stata di nuovo interrotta con l’ennesima bandiera rossa, ma lo spagnolo della Ferrari è stato punito con 5 sec per un’azione che, in sostanza, non ha portato un danno effettivo al connazionale, chiudendo fuori dalla zona punti.
Non è la prima volta che all’Albert Park di Melbourne avvengono incidenti paurosi in larga scala. Da non dimenticare l’edizione del 2008 con 15 DNF. Negli anni ’90 era comune che una decina di auto non arrivassero al traguardo, soprattutto per avarie tecniche. Nelle edizioni del ’97 e del 2000 ci furono ben 12 ritiri, nel ’98 e nel ’99 addirittura 13. Da ricordare quella del 2022 con 14 DNF.
Nel 2023 alla fine hanno alzato bandiera bianca 8 vetture. Non accadeva dal 2014. Le due precedenti edizioni si erano attestate su 3 ritiri. Nel 2017 se ne ebbero 7. In questa annata è stato eguagliato gli 8 DNF del primo anno dell’era ibrida. Le circostanze sono diverse e non lasciano ben sperare per il futuro della categoria regina del Motorsport.