Quando si possiede tanto, finisce sempre così. A quasi quattro anni dalla morte di Lauda, i famigliari litigano ancora per l’eredità.
Era il 20 maggio 2019 quando Niki Lauda ci lasciava. Protagonista di un’esistenza ricca di eventi a partire dall’incidente occorsogli sul circuito del Nurburgring nel 1976 da cui uscì con profonde bruciature su tutto il corpo, affiancò una carriera da pilota vincente capace di portarsi a casa tre titoli iridati di F1, nel 1975, nel 1977 e nel 1984, a quella di patron di una compagnia area, e di dirigente non esecutivo di una Mercedes in versione dominatrice con l’avvio dell’era ibrida del Circus.
Non ci vuole un genio a capire che, con una vita tanto gloriosa, il patrimonio accumulato sia stato altrettanto notevole. Si parla addirittura di 500 milioni di euro. Non certo bruscolini. Ecco che, sebbene l’ampio periodo di tempo trascorso le tensioni tra gli eredi non si siano sopite.
Lauda, famiglia ai ferri corti per l’eredità
Stando a quanto riportato dal quotidiano austriaco Kurier, il Tribunale Regionale di Vienna, specializzato in cause civili, ne starebbe gestendo due a proposito del lascito del campione di Ferrari e McLaren. Al centro della disputa ci sarebbe l’ultima moglie Birgit Wetzinger, conosciuta quando lei faceva la hostess per la FlyNiki e sposata dopo che la donna aveva accettato di cedergli un rene a seguito di alcuni problemi conseguenti al rogo degli anni ’70. La 44enne avrebbe fatto richiesta di una cifra tra i 20 e i 30 milioni di euro provenienti dalle casse della Fondazione che venne costituita dall’ex driver nel 1997.
Consapevole che senz’altro, alla sua morte, ci sarebbero stati dissapori, lui stesso aveva disposto le suddivisioni tra i figli Lukas e Mathias, avuti dal prima bellissima ed elegante compagna Marlene Knaus, e tra i gemelli Mia e Max, avuti in seconde nozze. Quindi a quanto pare, finora, tutto sarebbe filato liscio, finché non è saltata fuori l’associazione.
Secondo questo dettato dal testampento, quando la linea diretta dei discendenti del corridore si estinguerà, il rimanente del patrimonio andrà al Kunsthistorisches Museum della sua Vienna.
L’omaggio commosso del boss Mercedes
Giusto qualche settimana fa, parlando di sé nel corso di un’intervista a cuore aperto, l’attuale responsabile del muretto della Stella Toto Wolff, aveva confessato di avverire molto la mancanza di quello che nel garage di Stoccarda era stato un amico, un mentore, un esperto del settore. Una spalla su cu appoggiarsi nelle diffocoltà. E in fin dei conti da quando se n’è andato, per le Frecce d’Argento sono sorte problematiche che prima parevano impensabili. Solo il 2020 era andato alla perfezione. Ma già il 2021 aveva presentato criticità, amplificatesi lo scorso anno.
Terza tra i costruttori dopo un lungo periodo di dominio partito nel 2014 con l’introduzione in F1 dei motori ibridi, l’equipe con base tra Brackley e Brixworth si è trovata in un impasse da cui sta faticando a tirarsi fuori. Mentre per diversi campionati è andata predicando la filosfia dell’uno per tutti, tutti per uno, l’unità si è leggermente allentata. Hamilton, fortemente voluto a fine 2012 proprio da Lauda, il quale ne aveva individuato il grande talento, e le caratteristiche ideali per prendere il posto di Michael Schumacher, ha accusato i suoi di non averlo ascoltato quando forniva indicazioni. E dopo un sodalizio glorioso con la sua “fisio” Angela Cullen, dall’oggi al domani i due si sono separati. Come e perché ancora non si è capito.
In questo primo scampolo di 2023, la scuderia ha dimostrato di non aver imparato un granché dagli errori commessi nell’annata precedente, e ancora si trova a rincorrere, affannata e impreparata a perdere. Per metterci una pezza ha deciso in fretta e furia di mettere in piedi una W14B da far debuttare a Imola che, almeno sulla carta, dovrebbe far dimenticare le scoppole prese da un po’ di tempo a questa parte.