A quanto pare il prezzo della benzina è destinato a salire ancora. Per gli automobilisti è in arrivo una stangata inattesa.
Il motivo che si cela dietro l’aumento dei prezzi della benzina è legato al taglio dalla produzione del petrolio da parte di Opec+. In vista del mese di maggio sono in arrivo brutte notizie per gli automobilisti.
Nella definizione del prezzo della benzina concorrono ben quattro elementi: le accise, l’IVA, il costo della materia prima e il margine lordo.
Attualmente il costo medio della benzina è di circa €1,85 al litro. All’interno di questa quotazione sono dunque contenuti i quattro elementi di cui sopra. Le accise finiscono delle casse dello Stato. Il valore della materia prima spetta al produttore, ovvero alle compagnie petrolifere, mentre il margine lordo spetta alla distribuzione (ai benzinai).
Accertato che ci sono dei prezzi fissi che compongono la tariffa di benzina e diesel e che questi influiscono maggiormente sul costo finale, perché è in arrivo una nuova stangata?
Benzina, il prezzo sale ancora: cosa accadrà a maggio?
Del corso dell’ultimo anno abbiamo assistito a continui rialzi di prezzo del carburante alla pompa. Con l’inizio del nuovo anno la cosa sembrava essersi stabilizzata, in Italia. Tant’è che il prezzo di benzina e diesel ha raggiunto un valore accettabile, soprattutto se li si paragona alle tariffe del 2022.
Ricordiamo che lo scorso anno, a causa della rapida ascesa delle tariffe di benzina e diesel, il Governo è intervenuto eliminando le accise sui carburanti. Purtroppo anche la tregua relativa alle accise e terminata e a partire dal 1 gennaio 2023, tutto è rientrato nella normalità.
Nonostante, il reintegro delle accise il prezzo alla pompa non è lievitato in maniera esagerata.
Ma le cose stanno nuovamente per cambiare. Infatti, in vista del mese di maggio è prevista una nuova stangata per gli automobilisti.
La mossa politica che colpisce i cittadini
Le ragioni della nuova stangata si nascondono dietro al taglio alla produzione da parte di Opec+. Ci stiamo riferendo all’organizzazione che raggruppa i paesi produttori di petrolio, compresa la Russia che si è aggiunta nel 2016. Lo scopo dell’organizzazione, all’epoca della fondazione, era quello di risollevare insieme le quotazioni del petrolio che erano scese a $30 al barile.
Ma, qualche giorno fa, Opec+ ha deciso di tagliare a sorpresa la produzione di petrolio per un valore complessivo di oltre un milione di barili al giorno.
A conti fatti, e considerando anche il taglio russo di 500.000 barili deciso lo scorso novembre, si arriva ad una riduzione di petrolio di 1,6 milioni di barili al giorno.
A quanto pare dietro al taglio si nasconderebbe una mossa politica ostile, da parte dell’Arabia Saudita che intende opporsi alle decisioni degli Stati Uniti. In particolare, ad aver creato il problema maggiore e la decisione assunta dagli Stati Uniti lo scorso febbraio che ha comunicato l’intenzione di utilizzare 26 milioni di barili di petrolio provenienti dalle proprie riserve.
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è una recente decisione, da parte degli Stati Uniti, che hanno comunicato di non voler rimpinguare le riserve per tutto il 2023. Si tratta anche in questo caso di una decisione a sorpresa, dal momento che il petrolio ha già raggiunto un livello tale che in passato innescava automaticamente gli acquisti da parte degli Stati Uniti.
Ma concretamente il taglio di Opec+ in che modo influirà sui prezzi del petrolio? Gli analisti hanno calcolato che l’operazione dell’organizzazione determinerà un aumento delle quotazioni di almeno 5 dollari.