A partire dal 2035 non potranno essere più vendute le auto alimentate a diesel e benzina. Ma cosa succederà per quelle a metano a GPL?
Con l’obiettivo del risparmio e del rispetto per l’ambiente per anni si è spinto per l’acquisto di veicoli a GPL e a metano. Ma come stanno andando le cose adesso? E soprattutto, cosa succederà a partire dall’ingresso della nuova normativa europea?
Se prima questo genere di alimentazione alternativo pareva la risoluzione di molti mali, oggi non sembra affatto così. Se ne parla sempre di meno e anche le Case costruttrici che li realizzano non sono molte. Specie da quando il Parlamento Europeo ha cominciato a parlare di rivoluzione dell’automotive.
Giusto qualche giorno fa, la UE si è pronunciata in maniera definitiva. Dal 2035 non potranno più essere immatricolate auto, private, alimentate a benzina e a diesel. Dal 2040 la stessa sorte toccherà ai mezzi pesanti. L’elettrico diventerà imperante, anche se sarà ammesso l’utilizzo di carburanti sintetici così da salvare dall’oblio i motori termici e con essi migliaia di posti di lavoro.
Auto a GPL e a metano, saranno destinati a sparire?
Soprattutto in Italia dove i bassi stipendi non consentono di spendere e spandere, chi possiede una macchina se la tiene ben stretta. E alla luce delle novità succitate, coloro che hanno l’esigenza di cambiarla, puntano o sul full electric, o sull’ibrido, sebbene le cifre siano più alte. Giusto per dare un’idea di massima. Investire su una vettura a zero emissioni, significa mettere sul piatto almeno dieci o quindicimila euro in più rispetto al gas.
Va detto che lungo lo Stivale la presenza delle colonnine di ricarica è ancora abbastanza scarsa, soprattutto nei piccoli centri e nelle città. Più fornite sono le autostrade. Senza contare che le informazioni su come effettuare la manutenzione di un veicolo verde sono pressoché nulle, a meno che non ci si affidi ad un sito o ad una rivista specializzata.
In pratica, sulla carta la volontà sarebbe quella di convertirsi alla nuova tecnologia, ma si brancola ancora nel buio. E la situazione non è migliore per il metano o il GPL. Mancano le infrastrutture e anche i pochi distributori che lo forniscono, spesso espongono il cartello che segnala la sua assenza. Dati alla mano soltanto 1500 stazioni di servizio lo possiedono, contro le 20.000 dedicate ai due principali carburanti in voga finora. Numeri che da soli ci fanno capire che anche volendo questo sistema di alimentazione non avrà un grande avvenire.
Cosa ha provato il drastico calo
A giocare a sfavore di GPL e metano pure gli alti prezzi di importazione, schizzati alle stelle con lo scoppio del conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Rincari che in generale hanno riguardato sia la benzina e il diesel, sia l’energia elettrica.
Quello che succederà nei prossimi anni è tutto ancora da vedere. L’Italia aveva insistito per il via libera ai bio-fuel, quei carburanti ottenuti tramite lo sfruttamento di scarti perlopiù vegetali, ma è stata messa a tacere. Dunque è probabile che pure il gas venga accantonato in maniera definitiva, creando danni economici a chi ci lavora e lo commercia, e ugualmente restringendo sempre di più la scelta degli utenti, motivi per cui a breve l’auto potrebbe tornare ad essere un bene per pochi.
Stando a quanto sostenuto da Daniele Lucà, manager della società di infrastrutture energetiche Snam, verranno presentate delle novità che potrebbero bloccare l’uscita di scena anche della miscela di idrocarburi alcani a basso peso molecolare. Una di queste è il biometano, prodotto da fonti rinnovabili.
“Questo darà la possibilità di alimentare le macchine, i camion e gli autobus in forma liquefatta, oltre che gassosa. Malgrado il momento complesso, crediamo che il gas naturale possa rappresentare e rappresenterà una risorsa essenziale per la mobilità e i trasporti”, ha asserito fiducioso nel domani.