La Yamaha è una delle più note aziende legate al mondo delle motociclette, ma per diversi anni ha collaborato anche in F1.
Tra le migliori motociclette che siano mai state create nella storia, la Yamaha risulta sicuramente essere una delle prime. Tutti quanti associano la ditta giapponese al mondo delle due ruote, per questo motivo sono pochissimi a conoscere la sua collaborazione in F1.
Dobbiamo tornare indietro un bel po’ di anni per conoscere l’avventura della Yamaha nella più importante competizione automobilistica del mondo. Tranquilli però che non c’è bisogno di cercare “Yamaha” come Scuderia perché non è mai esistita.
Forse avrebbe voluto, ma prima di fare il grande passo ha voluto testare i suoi motori su altre Scuderie minori, con i risultati che di sicuro sono stati molto alterni. Partiamo dunque dal 1989, un anno in cui la Yamaha presentò il motore OX88 3.5 V8 che venne montato dalla vettura tedesca Zakspeed.
Non preoccupatevi se non doveste ricordarvela, perché in quella stagione i due piloti arruolati dal Team, il tedesco Bernd Schneider e il giapponese Aguri Suzuki non ottennero nemmeno un punto. Non solo, il nipponico non riuscì mai a qualificarsi per la gara e il teutonico partì dalla griglia di partenza in tre occasioni, non riuscendo però mai a terminare la prova.
Un inizio davvero orrendo per la Yamaha, ma al primo anno si poteva avere qualche sbandamento. Senza la Zakspeed serviva un po’ di tempo per rimettere in ordine le idee e dopo la pausa del 1990, le cose andarono meglio nel 1991.
Nel 1991 la Yamaha passò in mano alla Brabham. La storica Scuderia che non stava vivendo il periodo più roseo della propria storia e che dunque sperava di cambiare l’inerzia con il passaggio alla casa nipponica.
Quell’anno smosse finalmente qualcosa, con il sesto posto di Mark Blundell in Belgio. Quello risultò il primo punto di sempre della Yamaha in F1 e si ebbe di migliorarsi proprio in Giappone nella penultima prova della stagione. In quel caso fu l’altra guida di Martin Brundle a chiudere con un ottimo quinto posto.
Poca gloria invece nel 1992 con il passaggio alla Jordan, con un solo punto ottenuto dall’italiano Stefano Modena, ma andò ancora peggio nel 1993. In quel caso fu la Tyrrell, non più a sei ruote, a dare fiducia alla Yamaha, ma si tornò al triste zero con De Cesaris e Katayma come piloti.
Nonostante il pessimo 1993, la Tyrrell decise di continuare la propria collaborazione con la Yamaha e i risultati del 1994 furono decisamente migliori. Katayama, per motivi di sponsor, venne confermato, ma al posto di De Cesaris venne chiamato Mark Blundell.
Grande conoscitore del motore Yamaha disputò un’ottima stagione e il capolavoro avvenne in Spagna. La lotta per la vittoria era sempre tra Schumacher e Hill, ma al terzo posto fu Blundell a sfruttare i ritiri della Ferrari di Berger e della McLaren di Hakkinen.
L’altra rossa di Alesi non riuscì a limitare il gap e così per la prima volta nella storia della F1, una monoposto motorizzata Yamaha entrò a podio. Blundell ottenne altri due quinti posti e chiuse con un ottimo dodicesimo posto in classifica generale.
Continuò così anche nel 1995 la collaborazione tra Tyrrell e Yamaha, con il protagonista della stagione che fu il futuro ferrarista Mika Salo. Due quinti e un sesto posto alla fine del Mondiale, con lo stesso traguardo che venne pareggiato anche nel 1996.
Il 1997 fu il più incredibile per la Yamaha, perché con il passaggio alla Arrows ebbe modo di mettere il numero su di una propria monoposto. Nonostante il titolo vinto nel 1996, Damon Hill venne mandato via dalla Williams e si accasò nella Scuderia britannica.
Assieme al brasiliano Pedro Paulo Diniz avrebbe dovuto guidare le ultime due vetture della storia con motore Yamaha e per poco non venne sfiorata la vittoria. La stagione fu deludente e con pochi successi. In Ungheria però una serie di ritiri e di problemi fecero arrivare il britannico in vetta a un giro dalla fine.
Proprio quando la Yamaha era prossima a vincere il primo Gran Premio anche in F1, un problema al cambio limitò l’andamento del campione in carica. Venne così superato nel finale dall’ex compagno della Williams Jacques Villeneuve e così si accontentò del secondo posto.
Quel 1997 fu l’ultimo anno nella storia della Yamaha in F1. Un periodo di sicuro fatto di molte ombre e poche luci, ma che sono parte integrante della storia del mito giapponese.
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