Il responsabile Mercedes Wolff non nasconde il proprio sconforto per la crisi del team e parla con nostalgia di un suo storico riferimento.
Non vi è dubbio che per Toto Wolff questo sia il periodo più complesso dal suo ingresso in F1, o perlomeno dal passaggio in Mercedes avvenuto nel 2013. Abituato a vincere facile e a vedere i suoi piloti guidare un bolide imprendibile per qualunque avversario, nel 2021, per la prima volta l’austriaco ha vissuto una battuta d’arresto. Convinto di fare man bassa di titoli, si trovò infatti a dover rinunciare alla coppa conduttori al termine di un GP di Abu Dhabi destinato a rimanere nella storia per quei suoi cinque giri di pazzia finali, in cui la FIA si decretò ago della bilancia.
Con l’introduzione delle vetture ad effetto suolo, le cose non andranno meglio per la Stella. Azzardando troppo nel progetto con la W13 a pace laterali ridotte all’osso, raccoglierà molto poco rispetto ai suoi standard, chiudendo il 2022 da terza forza in campo addirittura alle spalle della Ferrari.
Malgrado il fallimento di questo disegno estremo, il gruppo tecnico lo scorso inverno, ha preferito proseguire per quella strada e oggi le prestazioni ancora latitano creando non poco dissapore all’interno del box di Stoccarda. In particolare Hamilton non si capacita e incolpa i suoi ingegneri di non averlo ascoltato quando cercava di fornire suggerimenti.
E cosa dire di lui, di chi gestisce l’impegnativo garage germanico? Il viennese è allo stesso modo giù di corda. Anzi, di più. In quanto sa perfettamente che riprendersi da un impasse del genere non potrà essere questione breve, ma ci vorrà parecchio tempo per sistemare in tutto e tornare, magari a lottare per la vittoria.
In questo scoramento complessivo, il 51enne ha ammesso di aver spesso pensato a Niki Lauda, scomparso nel 2019 a 70 anni e a lungo direttore non esecutivo della scuderia. Per lui il campione ex Ferrari e McLaren era una vera e propria guida. Una spalla solida a cui appoggiarsi quando si verificava qualche intoppo, o quando la direzione da prendere non era sufficientemente chiara.
Fu proprio il miracolato del Nurburgring 1976 a spingere perché venisse ingaggiato Hamilton. Un acquisto che, come sappiamo, si confermerà azzeccato. E che ogni qualvolta le strategie sembrano non funzionare, dava preziosi e utili consigli al box. “Mi manca molto perché sapeva sempre semplificare le cose, in ogni occasione“, ha affermato al sito ufficiale della F1.
“A volte mi trovo a chiedermi come si sarebbe comportato o cosa avrebbe detto“, ha proseguito nello sfogo. “Assieme lavoravamo molto bene, nel senso che a volte questo cercare di rendere tutto facile, porta ad ottenere risultati immediati“.
Trattandosi di uno sport tecnico, però un buon approccio gestionale non basta. Se si sbaglia il disegno di una macchia, non si può metterci una pezza ed è tutto risolto. “Il cronometro non mente mai e lo possiamo notare dai dati come ci manchi la prestazione e che ci sia bisogno di intervenire“, ha analizzato lo stato attuale della squadra. Un cul de sac da cui solo facendo tabula rasa, si potrà uscire. Ecco perché i prossimi mesi saranno cruciali. A Imola la monoposto potrà contare su importanti modifica, ma pezzo per pezzo la struttura verrà stravolta in ottica 2024.
“Il nostro obiettivo resta quello di conquistare ogni gran premio, ma non sarebbe realistico. Ora possiamo solo cercare di diminuire il gap dai primi, aiutati dagli aggiornamenti e da una maggiore comprensione del mezzo“, ha concluso assicurando di non avere dubbi su quali saranno i passi successivi dell’equipe per provare a tornare ad alti livelli.
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