Il SUV della Lamborghini costa la bellezza di 238.556 euro, ma c’è chi può permettersi di acquistarlo con il solo scopo di distruggerlo.
Viviamo in tempi folli. Per qualche milioncino di view, c’è chi si lancia in imprese molto stupide, consapevoli che diventeranno virali. Per noi appassionati di auto, osservare la scena di demolizione di un gioiello come la Urus, è un duro colpo al cuore. L’azione vi apparirà surreale, purtroppo è tutto realmente accaduto.
Prima di addentrarci nella specifica azione folle del russo protagonista della bravata, analizziamo il modello della casa di Sant’Agata Bolognese. La Urus ha rappresentato una svolta assoluta, grazie all’intuizione dell’ex CEO Stefano Domenicali. La moda dei SUV ha iniziato ad impazzare e i ricchi collezionisti hanno iniziato a richiedere un livello di lusso, a dir poco, clamoroso. Jeep, Mercedes, BMW non bastavano più, c’era bisogno di alzare l’asticella.
Con questi presupposti sono nati i super SUV di lusso. Il primo marchio a credere, fortemente, nell’espansione di questo segmento è stata la Porsche. La casa di Stoccarda, in un periodo di forte crisi, si lanciò nella produzione della Cayenne. Fu il primo SUV di segmento E della casa automobilistica tedesca e diede un impulso determinante alla rinascita del marchio. In 20 anni il mercato ha iniziato a proliferare di modelli di alto profilo.
I tratti distintivi delle vetture proposte da Bentley, Lamborghini, Maserati, Aston Martin e, di recente, anche dalla Ferrari sono i seguenti: carrozzeria imponente e slanciata, colori sgargianti e lusso sfrenato. Con la Urus la Lamborghini ha iniziato, in larga scala, a vendere come mai aveva fatto nella sua storia. Sono arrivati fatturati da capogiro.
Un orgoglio del made in Italy
La Lamborghini fa parte del Gruppo VW, in cui rientrano fra gli altri anche Porsche e Audi. Sulla base dell’esperienza acquisita con le 4×4 degli altri marchi, la casa di Sant’Agata Bolognese si è aperta ad una nuova frontiera. Le linee taglienti delle supercar sono state riprodotte nella mastodontica auto a trazione integrale.
Il motore V8 bi-turbo, in grado di sprigionare 650 cavalli e ben 850 Nm, ha prestazioni da autentica auto da corsa. Lo 0 a 100 km/h avviene in appena 3,6 secondi, mentre la top speed si avvicina ai 300 km/h. Nonostante il peso di due tonnellate abbondanti, la Urus è una spada in curva e sul dritto. Sono state lanciate anche altre versioni, ancora più pepate, come la S.
Dal 2018 ad oggi abbiamo assistito a qualsiasi forma di acrobazia della Urus, ma mai avremmo potuto immaginare un distruzione studiata e concepita da un utente che, fino a poco, tempo fa sarebbe stato apostrofato con un altro appellativo, ma oggi viene riconosciuto, comunemente, nella società come “influencer”. Da bianca l’auto è diventata rossa e ora capirete il motivo.
Una Lamborghini Urus a pezzi
Il SUV italiano è stato schiacciato da una enorme lattina con del liquido rosso all’interno. Nemmeno nei film d’azione degli anni ’80 avremmo mai visto una scena del genere. Sulla neve, in un’atmosfera nonsense, tre tonnellate sono piombate sulla Urus. Perché fare una bravata del genere? Semplice, per festeggiare i 10 milioni di follower su Instagram. Forse, un tempo, si sarebbe celebrato il traguardo con un fiocco rosso, ma quei tempi sono ormai un lontano ricordo.
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Non farebbe notizia, mentre l’azione di distruzione della Lambo è stata organizzata, appositamente, dal giovane russo per promuovere la sua bevanda energetica. La lista di veicoli che ha distrutto è lunga. Ne fanno parte una BMW M5, una Mercedes AMG GT 63 e una Porsche Taycan. C’è chi si specializza al volante e chi preferisce distruggere vetture di lusso. Quando non si sa più come diventare “famosi” sul web, ogni azione trova un senso.
Vi potremmo dire che 250.000 euro potrebbero salvare molte persone in difficoltà, ma purtroppo dubitiamo che il giovane si ponga queste domande esistenziali sulla comunità. Se aiutasse i bisognosi non avrebbe quel seguito. Questo è il mondo di oggi, in mano ai buffoni, ai ricchi che non si sono guadagnati i loro soldi e anche agli ignoranti. Oltre ad ignorare i tanti modi con cui si potrebbe fare del bene con quella cifra, in tal caso, non si apprezza nemmeno il valore di un’opera d’arte italiana.