Il mondo dell’automotive già in fermento per la conversione all’elettrico, potrebbe essere scosso da un nuovo scandalo dieselgate.
Correva l’anno 2015, precisamente il mese di settembre, quando l’Agenzia Americana per la Protezione dell’Ambiente, la EPA, emetteva per il Gruppo Volkswagen una notifica di violazione Clean Air Act, normativa locale riguardante la qualità dell’aria. Quell’annotazione fu come aprire il vaso di pandora, in quanto di lì a poco le indagini porteranno a scoprire che, volontariamente, il costruttore tedesco aveva dato vita a propulsori diesel ad iniezione diretta (TDI) con sistemi di controllo delle emissioni funzionanti soltanto durante i test dedicati, così da risultare in regola. Questa spiacevole storia costerà al marchio ben 14,7 miliardi di dollari di sanzione, con conseguente revisione di tutti i programmi, anche sportivi che aveva pianificato.
Da allora è passato molto tempo. Eppure lo spettro della recidiva o di qualche altro affaire analogo veleggia, tanto che in Italia, al momento, ci sarebbero almeno 2,6 milioni di vetture sospette. Di cui 1,9 milioni in maniera grave al di fuori delle regole.
A darne comunicazione è l’International Council on Clean Transportation (ICCT) a seguito di uno studio che si è focalizzato sui veicoli presenti nel Regno Unito e nell’UE.
Siamo vicini ad un nuovo dieselgate?
Questo approfondimento avrebbe fatto emergere dati inquietanti circa la massiccia presenza di inquinanti, in particolare gli ossidi d’azoto (NOx), nonché di dispositivi inseriti ad hoc per manipolare i rilevamenti. Nel complesso sono 19 milioni di mezzi attenzionati. E ben 13 milioni risulterebbe in forte violazione.
“Sarà difficile contestare quella che è una grande quantità di dati analizzati e di test raccolti da più fonti”, ha asserito il direttore generale dell’ICCT per l’Europa Peter Mock. “L’esito del report rappresenta un solido insieme di prove per le autorità che dovranno indagare e potenzialmente intraprendere azioni correttive per affrontare i rischi per la salute posti in essere dalle automobili diesel europee che circolano sulle nostre strade”
La conferma dei dati allarmanti arriva anche da un ricercatore senior dell’organizzazione Yoann Bernard. “Abbiamo riscontrato che il numero di macchine che superano la soglia estrema è preoccupante. E ciò dovrebbe farci porre delle domande in merito alle cause di queste alte emissioni”, ha commentato, appoggiando l’idea che le Case possano aver adottato ancora degli escamotage per occultare le emissioni.
Anche i modelli più recenti sono a rischio
Le autovetture prese in esame sono quelle dotate di motore diesel Euro 5 ed Euro 6 realizzate prima del 2017, anno dell’introduzione dei test in condizioni di guida reali. Per l’ICCT, nel 77% dei campioni sono stati trovati valori alterati. Ciò significa che sarebbero ancora in uso escamotage per camuffare le emissioni effettive. Addirittura nel 40% dei casi la presenza di NOx sarebbe stata veramente elevata. Ne consegue che certamente sono stati utilizzati dei metodi fraudolenti per coprire il tasso reale di inquinamento creato.
Nella fattispecie, più di duecento modelli avrebbero evidenziato emissioni superiori alla soglia sospetta. Mentre centocinquanta sarebbero andati oltre quella estrema. Sempre l’associazione in un documento rivela che dal 2009 al 2019 sono state messe sul mercato all’incirca 53 milioni di vetture certificate come Euro 5 ed Euro 6, ma la maggior parte non sarebbe in regola e inquinerebbe più del dovuto.